sabato 31 ottobre 2015

Fave Dei Morti..



Si avvicina Novembre ed ho pensato ad una doppia ricetta dolce per questo periodo, arricchendo questa ricetta con un pò di storia. 



FAVE DEI MORTI

Queste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e si ispirano alla classica fava dell'orto. Nell'antichità più remota, la fava si offriva alle Parche, a Plutone e a Prosperina ed era celebre per le cerimonie superstiziose nelle quali si usava. Gli antichi Egizi si astenevano dal mangiarne, non la seminavano, né la toccavano con le mani, e i loro sacerdoti non osavano fissar lo sguardo sopra questo legume stimandolo cosa immonda. Le fave, e soprattutto quelle nere, erano considerate come una funebre offerta, poiché credevasi che in esse si racchiudessero le anime dei morti e che fossero somiglianti alle porte dell'inferno. Nelle feste Lemurali si sputavano fave nere e si percuoteva nel tempo stesso un vaso di rame da cacciar via dalle case le ombre degli antenati, i Lemuri e gli Dei dell'inferno. L'uso di offrire le fave ai morti fu una delle ragioni, a quanto si dice, per cui Pitagora ordinò ai suoi discepoli di astenersene; un'altra ragione era per proibir loro di immischiarsi in affari di governo, facendosi con le fave lo scrutinio nelle elezioni. 
Varie sono le maniere di fare le fave dolci, eccone una  ricetta : 


200 gr. di farina                                                                   
100 gr. di zucchero                                                         
100 gr. di mandorle dolci                                                  
30 gr. di burro                                                                       
1 scorza di limone, o cannella.    

Procuratevi delle mandorle sbucciate e pestatele con lo zucchero. Mettetele in mezzo alla farina insieme con gli altri ingredienti e formatene una pasta alquanto morbida con quel tanto di liquore dolce o di acquavite che occorre. Poi riducetela a piccole pastine in forma di una grossa fava, che risulteranno in numero di 60 o 70. Disponetele in una teglia unta col burro e spolverizzata i farina e doratele con l'uovo. Cuocetele al forno osservando che, essendo piccole, cuociono presto. 

                                         



Il Giornalino Del Lotto 5

Care amiche inutile raccontarvi la delusione di "paura" per i suoi Gemelli su Bari, solo il 77 è sortito ma lei è più tosta di loro e continua a giocare su questa ruota i suoi 2 euro, sostiene che con un altro ritardo così forte è possibile anche l'uscita di un terno gemellare e quindi non molla, lei mira al 22-44-55 naturalmente abbinandoci il 90. 

Il 5 è sempre in testa alla classifica dei ritardatari con 105 turni d'assenza, meglio essere prudenti con questi numeri e tentare un abbinamento mirato come 5-90. Comunque i numeri che sovente escono con esso sono 15, 47, 84, 11 a voi la scelta se amate questo numero.

Milano al suo top ha ancora la coppia 71-41 , il 31 abbinato al 90 è sortito ma la cadenza 1 manca ancora da ben 90 estrazioni, per cui "paura" vede bene la sortita di una coppia di questa cadenza.

A proposito del 90 "paura" fa notare che su Milano e Torino sono usciti due terni uguali 31-48-90, pensate che scherzetto. Ma su Tutte lei continua con la sua idea fissa 9-63-90  e  55-73-90. 
Speriamo che prima o poi escano altrimenti "paura" ci fa una malattia su sti numeri!

Genova attende la quartina che abbina ottimamente questi numeri  19-42-55-90

Il 10eLotto "paura" continua a proporre il 17-19-47-90 da giocare anche come ORO
Speriamo di beccare qualcosa, io e il mio euro lo gioco sul 55-90 a Genova, che posso farci "paura" ha contagiato anche me. L'ambo secco con 1 euro paga 235 euro e per me sarebbe davvero un regalone...però sti gemelli...."paura" è contagiosa, è fuori come di melone ma è di una simpatia unica e come al solito ci augura BUON NOVANTA A TUTTI!

venerdì 30 ottobre 2015

TARQUINIO DETTO "IL PRISCO" (seconda parte)


IL NONNO GINO E LA LINA


Questo nome lo dovevo a mio padre e al suo grande amore per la storia. La mia famiglia, se così si può chiamare, non è mai stata del tipo tradizionale. Mio padre era un archeologo molto apprezzato, sempre in viaggio per lavoro, sempre impegnato in importanti imprese archeologiche all'estero. La mamma invece faceva la cameriera nella trattoria della Lina dall'età di quindici anni, da quando cioè aveva deciso di lasciare la scuola. Dopo il matrimonio avrebbe potuto smettere di lavorare, ma le spiaceva lasciare la Lina e poi quel lavoro riempiva le sue giornate che, altrimenti, con mio padre sempre lontano, sarebbero state tristi e vuote. La Lina era una donnona, tanto grande e grossa quanto dolce e gentile,più che una datrice di lavoro era come una madre per mia mamma che non aveva mai potuto godere dell'affetto materno, poiché mia nonna era morta subito dopo la sua nascita. Così era cresciuta col mio caro nonno Gino, un uomo che la morte della moglie aveva reso triste, malinconico e solitario. Era stato capo-reparto in una grande azienda tessile, il nonno. Tutti gli volevano bene per il suo carattere disponibile e la sua umanità. Aveva conosciuto la nonna quando faceva il soldato. Spesso mi raccontava che nei momenti di libera uscita andava in una latteria vicino alla caserma e, con la scusa di un buon cappuccino, faceva gli occhi da pesce lesso ad Anna, bellissima figlia della padrona. Co tempo anche la ragazza aveva cominciato a rispondere timidamente ai suoi sguardi e sorrisi. Il primo appuntamento arrivò dopo parecchio tempo e ci volle un po' a convincere la madre di Anna, diffidente verso chiunque corteggiasse sua figlia, a lasciarla uscire con lui. Fu un grande amore, si sposarono e dopo qualche anno di matrimonio Anna annunciò al marito che aspettava un bambino. Immediatamente il racconto del nonno si interrompeva a questo punto. Come da copione, si alzava dalla sua poltrona e mi offriva del gelato o dei biscotti, poi accendeva la televisione e mi invitava a guardarla con lui. Io ormai lo sapevo e, zitto, mi sedevo accanto a lui e cercavo di ignorare i suoi occhi lucidi. Da quando era in pensione il nonno badava a me mentre mamma lavorava. Viveva con noi e così trascorrevamo molto tempo insieme. La Domenica si andava a pescare e all'ora di pranzo o cena andavamo dalla Lina, che aveva riservato un tavolo tutto per noi. Non si era mai sposata la Lina e credo che la mamma, il nonno ed io eravamo ormai la sua famiglia. Che abile cuoca era! I suoi clienti abituali non vedevano l'ora di sedersi a gustare i suoi piatti. Un suo difetto era quello di non saper valutare la sua forza: così quando ti stringeva la mano quasi te la stritolava e quando mi abbracciava, quasi mi soffocava nei suoi cento chili per un metro e ottanta di altezza. Anche il suo cuore era grande, aiutava sempre chi era in difficoltà ed amava i bambini, aveva comprato lei magliette, pantaloncini, scarpette e sacche da calcio per noi ragazzi quando “IL BOSS” le aveva chiesto se poteva aiutarci, sponsorizzando la nostra squadretta di quartiere. Una gran brava donna, alla fine di ogni pasto ci portava un dolce di nuova creazione e aspettava il nostro giudizio come una scolaretta aspetta il voto per la lezione appena detta. Il nonno mi guardava, poi esprimeva sempre il solito meritato complimento: “ Eccellente!”. Io confermavo e la Lina sorridente tornava canticchiando in cucina a preparare porzioni per i clienti. Eravamo i suoi assaggiatori ufficiali e questo ruolo ci piaceva da matti! La mamma serviva ai tavoli e ogni tanto veniva da noi, ci guardava e scuotendo la testa diceva: “ La Lina vi vizia. Papà per favore non esagerare con i dolci!”. Il nonno sorrideva e continuava imperterrito a mangiare la sua fetta di torta.



NONNA AMELIA


Qualche volta si occupava di me nonna Amelia, la madre di mio padre. Era divertente e piacevole stare con lei perché era sempre allegra, scherzava con me e dopo la scuola mi aiutava a fare i compiti, poi mi portava fuori a fare spese. Amava ballare e stare in compagnia, cucinare e cucire, prima della pensione faceva la sarta ed ancora sbrigava qualche lavoretto per le amiche. Perdeva il suo buon umore solo quando le chiedevo qualcosa sul nonno, che non avevo mai conosciuto. Allora, scura in volto, mi diceva: “ Uccel di bosco, amava la libertà, mio caro Tarquinio, ed io l'ho lasciato volare via!” . Per tanto tempo ho creduto che il nome di mio nonno fosse “uccel di bosco” e se non avessi parlato per caso della cosa con la mamma, penso che avrei continuato a crederlo ancora per parecchio tempo. Ricordo che la mamma scoppiò in una sonora risata, quando le chiesi perché il nonno aveva un nome così buffo. Dopo essersi ripresa, mi raccontò come stavano realmente le cose. Da ragazza nonna Amelia si innamorò perdutamente di un bel ragazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri. Lei pendeva letteralmente dalle sue labbra, desiderava sposarlo e stare con lui per sempre. Giovane ed inesperta, la nonna cadde nella rete del ben tenebroso, che si chiamava Elio, e quando si accorse di aspettare un bimbo felice glielo annunciò. Forse spaventato dalle responsabilità, Elio preferì sparire. Se ne andò molto lontano e non tornò più. Volò via proprio come un uccello. La nonna soffrì molto ma, seppur giovane, si rimboccò le maniche e tra mille difficoltà fece crescere e studiare mio padre, lavorando giorno e notte come sarta. Sapeva cucire molto bene e il lavoro per fortuna non le mancò mai. Non si sposò mai, nonostante fosse una bella donna, ed ora aveva tanti interessi che le riempivano la giornata. E poi c'ero io, il suo adorato nipotino che le faceva sentire vicino il figlio sempre in viaggio per lavoro. Papà adorava sua madre ed ora capivo perché tra loro c'era quel legame così forte e speciale. 

giovedì 29 ottobre 2015

Notizie Curiose e ..Gustose!!



L'INVENTORE DELLE PATATINE FRITTE

A inventare le patatine fritte fu uno chef di nome George Crum, alle prese con un cliente che si lamentava di come cucinava le patate: pensando di fargli un dispetto, le tagliò sottilissime e le immerse nell'olio bollente. Il successo fu incredibile!!


ENERGIA E SALI MINERALI

Chi fa molto sport consuma molta energia. Tra gli alimenti più energetici c'è il cacao con cui si fa il cioccolato. Può sembrare strano, ma per chi compie un'intensa attività sportiva un alimento che non deve mancare in abbondanza è l'acqua, preziosa fonte di sali minerali ed elemento essenziale per una buona costituzione dell'organismo.



DUE VOLTE BUONAA!!

La pizza non è solo buona da mangiare, ma è buona anche per la salute, come hanno dimostrato alcuni studiosi statunitensi. Ma attenzione, l'effetto benefico è garantito solo se gli ingredienti usati sono di prima qualità e se si evitano farciture troppo grasse.



Il Giornalino Del Lotto 4


Care amiche "paura" è arrivata al limite, mi auguro che escano sti monelli di Gemelli su Bari, altrimenti siamo fritti. Lei insiste e questa volta va mirata col 22-33-44-55 . 

Anche per il 10eLotto come ORO prevede un Gemello (ormai se li sogna pure di notte), come darle torto, mancano da ben 170 turni. Ma come primo numero su Bari (è questo il n° ORO), buoni anche il 17, 19,47. 

A questo proposito ricordiamoci dell'11-77 su Genova (al quale "paura" come suo solito aggiunge il 90) che manca da ben 2949 estrazioni (da tenere d'occhio). E poi occhio a 19-42-55-90 sempre in pole position. 

Napoli aspetta il 90 come Genova e "paura" osa con questi numeri 43-53-90  /   17-57-90

Su Tutte sempre occhio al 55-90 come ambo o 9-63-90 per ambo e terno. 

Purtroppo il 73-90 è uscito ma sulla Nazionale e non conta per la ruota di "tutte".
Sempre sulla Nazionale ricordiamo il terno a cadenza 5 che manca da ben 1093 turni.

 Ok.

 "Paura" ha esaurito le sue energie ma non manca di raccomandarvi di giocare giusto un caffè per lasciare una porta aperta alla fortuna, ma più di ogni altra cosa divertitevi con i vostri numeri preferite e se ci azzecchiamo....EVVIVA!


BUON NOVANTA A TUTTI!!


mercoledì 28 ottobre 2015

Ricette Per Ogni Gusto! MERINGATA DI PERE , ....


MERINGATA DI PERE

Occorrente per 6 persone: 1 kg. di pere martine, 100 gr. di amaretti, 2 uova, 2 cucchiai di farina bianca, 2 bicchieri di latte, 50 gr. di zucchero, scorza di limone grattugiata, poco burro.

Esecuzione: pelate e tagliate le pere a dischi dello spessore di 1 cm ; sbriciolate finemente gli amaretti, fate una crema pasticcera con i tuorli e il latte, la farina e lo zucchero e profumatela con la scorza del limone. Montate a neve ben ferma le chiare e mischiatele con un cucchiaio di amaretti sbriciolati e un cucchiaio di zucchero. In una pirofila bene imburrata mettete uno strato di fettine di pere, uno di crema pasticciera ed uno di amaretti sbriciolati; fatene così due strati, poi coprite tutto con la chiara montata e lisciate la superficie. Fate cuocere in forno a calore moderato per circa 40 minuti, fino a quando il dolce avrà preso un bel colore dorato. Servite tiepido. 


FETTUCCINE PICCANTI CON LA PANNA

Occorrente per 4 persone: 400 gr. fettuccine all'uovo, 50 gr. di burro, 1/4 di l. di panna liquida, salsa Rubra 4 cucchiai da minestra, 100 gr. parmigiano grattugiato, sale quanto basta. 

Esecuzione: fate cuocere la fettuccine in abbondante acqua salata per circa 22-25 minuti, quindi scolatele e rimettetele al fuoco in un recipiente di terragli o di vetro che regga alla fiamma; aggiungete il burro, mischiate, poi aggiungete la panna alla quale avrete precedentemente mescolato la salsa Rubra. Continuate a mischiare le fettuccine per qualche minuto, aggiungendo anche metà del formaggio, aiutandovi con due forchette in modo da sollevarle molto in alto e da condirle uniformemente. Servitele quindi nel recipiente di cottura e all'ultimo momento cospargetele con il resto del formaggio. 


BISTECCHINE AL VERDE

Occorrente per 4 persone: 400 gr. di coscia di manzo affettata, 100 gr. di prezzemolo, uno spicchio d' aglio (facoltativo), una tazza di brodo, farina, burro, sale quanto basta, mezzo limone.

Esecuzione: Tagliate a metà le cotolette, infarinatele, friggetele nel burro a fuoco lento e coperte. Lasciatele cuocere da una parte poi salatele e rigiratele. Intanto tritate l'aglio ed il prezzemolo.Versatelo nella padella e continuate la cottura come sopra. Quando il prezzemolo è fritto aggiungete la tazza di brodo nella quale avrete stemperato mezzo cucchiaio di farina. Mescolate e lasciate cuocere ancora cinque minuti senza coperchio. Togliete la carne dal fuoco e al momento di portare in tavola aggiungete al sughetto il succo di mezzo limone. 

martedì 27 ottobre 2015

Nuovo Racconto a Puntate --- TARQUINIO DETTO "IL PRISCO" (prima parte)


TARQUINIO DETTO "IL PRISCO" 

Tutte le volte la stessa storia: quando dovevo scrivere il mio nome la mano cominciava a sudare, le orecchie mi diventavano rosse e tese, pronte a captare le risatine ironiche o di stupore di chi lo leggeva. Odiavo il mio nome fin da quando ero piccolo, i miei compagni di gioco non riuscivano a pronunciarlo e a scuola qualche volta mi prendevano in giro e lo storpiavano in mille modi: per alcuni ero Tarq, per altri Quinio o Quinn. Ma a metterci una pezza ci pensò la storia o meglio la lezione riguardante i sette Re di Roma. Per un giorno diventai importante, la maestra mi citò dicendo che avevo un nome altisonante, un nome di Re. E da quel giorno, mio malgrado, venni soprannominato "IL PRISCO". In fondo poteva andarmi peggio e beccarmi quello del "Superbo". Nella mia classe quasi tutti avevano un soprannome. Di questo dovevamo ringraziare Marco "IL BOSS" e la sua mania di osservare le persone, trovarne il punto debole ed etichettarle a vita per quella particolarità. Così lui era "IL BOSS" perché si riteneva forte (e lo era davvero). Tutti lo temevano e rispettavano proprio come si fa con un capo. Poi c'era il suo inseparabile amico Roberto detto "LO SPILLO" perché alto e magro, ed ancora Filippo "LO ZOPPETTO" per quel suo modo di camminare dondolante e Sergio "PELO ROSSO", rosso di capelli e focoso di carattere, e Carlo "QUATTROCCHI" per via degli occhiali, e Tonio "PROFUMO" per quel suo modo di arrivare a scuola sempre vestito di tutto punto, lindo e profumato, e Gianni "IL LECCHINO" perennemente attaccato alle gonne della maestra e preparato alla perfezione su ogni lezione. Forse era meglio soprannominarlo "SECCHIA", ma sarebbe stato troppo scontato e al "BOSS" piaceva essere originale. Per me non era riuscito a trovarne uno adatto fino a quella famosa lezione di storia. Da allora divenni TARQUINIO "IL PRISCO". In fondo avere un soprannome non era poi tanto male, perché voleva dire essere considerati amici del "BOSS" e poter giocare a pallone nella sua squadra (era un vero asso sia come giocatore che come allenatore). Per gli altri non c'era scampo: restavano anonimi compagni di classe e basta. 



MARCO "IL BOSS"

Non era cattivo "IL BOSS" e a scuola ci andava volentieri. Seguiva le lezioni con attenzione e per imitarlo ( e non disturbarlo) gli altri compagni stavano zitti e attenti, con grande soddisfazione della maestra, che vantava la classe più disciplinata dell'Istituto. Voleva diventare importante "IL BOSS", andare all'Università, guadagnare tanti soldi e comprarsi una squadra di calcio vera. Questo era il suo sogno! A volte mi prendeva in giro per il mio nome, ma non era mai offensivo, ci scherzava sopra e poi mi dava una pacca sulla spalla e sorridendo mi diceva: "Ma non potevano chiamarti, che so, Francesco o Giuseppe?" e tutto finiva lì.



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Il Giornalino Del Lotto 3

Care amiche questi Gemelli a Bari non si fanno vedere, ma per "paura" questa è ormai una questione di principio, i suoi 3 euro li spenderà su Bari e su questi monelli!

Il 90 è sortito su Venezia, lo si aspettava su tante ruote, ma sul lagunare era poco probabile ed invece...Comunque "paura" sospetta che il suo numero preferito uscirà dappertutto, in particolare bisogna tener d'occhio Genova e Napoli, ma il gioco su Tutte è da preferire:
                       
                                          su Genova               19-42-55-90     e
                                                                            3-33-43-90

Firenze continua ad aspettare il 5 che manca da ben 103 turni. Il 90 è più affidabile per l'ambo. Seguono il 15 e il 47.

Milano continua ad avere in cima alla classifica la coppia 41/71 accoppiabili al 90 o ad un numero di cadenza 1 ( ricordiamo che ben 88 estrazioni di ritardo)

Buona questa previsione:                 71-14-90
                                                          41-14-90

Napoli non ha i numeri al top, solo il 79 manca da 69 settimane, ma è il 90 con 58 turni di assenza da tenere d'occhio e la cadenza 7 con 51 turni di ritardi, quindi particolare attenzione. 17-57-77-90 . 


Palermo, Roma, Torino non hanno grandi ritardatari, ve li ricordo per scrupolo:

Palermo    29   (74 estrazioni di ritardo)
Roma          2   (57 estrazioni di ritardo)
Torino       25   (77 estrazioni di ritardo)


La Nazionale ha in evidenza il 61 con 89 turni di ritardo. Ma il terno della cadenza 5 ( 5, 15, 25...) è molto appetibile, manca da ben 1092 estrazioni su un ritardo storico di 237. 

Su Tutte "paura" insiste col 73-55-90 per ambo e terno, ma non disdegna il 9-63-90

Per il 10eLotto "paura" come numero ORO continua a vedere un Gemello (come 22-44) o il 90. Ma altri come il 17, 19, 47 si contendono la posizione dorata. A voi la scelta!

Ed ora una chicca per chi gioca all'Enalotto. Il n° SUPERSTAR con maggior ritardo è il 30 con 282 assenze, seguito dal 60 con 232 di ritardo e dal 70 con 213 di ritardo. 
A chi ama questo gioco può far piacere saperlo. 

"Paura" vi augura Buon Novanta come suo solito e vi ricorda di divertirvi con il solito budget!



NOMI E NUMERI ----> Continuiamo i numeri fortunati per ogni nome, oggi i nomi con iniziale la lettera B

BARBARA                        4                              BETTA               33
BARTOLOMEO              25                              BETTINA          52
BATTISTA                      24                               BIAGIO              3
BEATRICE                      19                               BIANCA           15
BENEDETTA                  15                               BRIGIDA            8
BENEDETTO                  21                               BRUNO             75
BERNARDO                   20
BERNARDA                     3
BERTA                            14


domenica 25 ottobre 2015

STORIE

STORIE

Ogni persona ha la sua storia, chi vive una vita intensa, piena di emozioni, chi un'esistenza anonima, chi lotta per cambiare il proprio destino, chi lo accetta e gli si sottomette, chi non riesce a vivere perché qualcun'altro ha deciso così. Quelle di Piero, Giorgio e Marta sono storie che potevano avere un altro finale, ma loro, al bivio della vita, hanno imboccato la strada che li ha portati all'autodistruzione, hanno dimenticato che l'uomo ha un grande potere...quello di scegliere...magari di ricominciare.


PIERO

- Mi dispiace, ma non ti amo più – ADDIO – Miriam . Ecco qui, con poche scarne parole, Piero, rappresentante di abbigliamento, sempre in giro per lavoro, perché i soldi per far vivere bene la famiglia non bastavano mai, vedeva finire il proprio matrimonio. E pensare che lui, orfano, aveva sognato una famiglia felice e unita per sempre. L'ultima cena era ancora coperta sul tavolo; sulla sedia, vicino alla porta, i pacchetti dei regalini comprati per i suoi bambini ed un vestito molto carino tenuto da parte per sua moglie. Maledetto silenzio! Sarebbe stato ormai il suo unico compagno? Avvocati, tribunali, orari da rispettare, giorni da pianificare avrebbero scandito il suo futuro? No, una vita così no! Aprì la finestra, che bell'aria fresca entrava in quella sera di fine giugno. Peccato, si sarebbero divertiti quell'estate tutti insieme in vacanza al mare. Avrebbero mangiato gelati, giocato nell'acqua, fatto castelli di sabbia, ballato, passeggiato sul lungomare...guardato le stelle...un mese meraviglioso...tutti insieme. Salì sul davanzale, ma prima di volare giù dal quarto piano, si voltò tristemente verso il tavolo “Chissà cosa c'era per cena stasera...” si domandò con amarezza.


GIORGIO

“Avvocato Rossi, ecco la pratica che voleva!” “Grazie Anita, vada pure”. Giorgio era un buon avvocato, figlio e nipote di due principi del foro molto apprezzati. Il titolo di avvocato nella famiglia Rossi te lo trovi già appiccicato al nome appena venivi al mondo. L'avvocatura era una tradizione e nessuna aveva mai tradito le aspettative. Ma Giorgio l'avvocato non lo voleva fare, sognava invece di diventare un abile meccanico. Adorava i motori e appena poteva, da ragazzino, scappava da Giulio, un romano verace tanto grande e grosso quanto buone e gentile, padrone di una piccola officina. Colpito dall'interesse del ragazzo per le macchine e i motori, Giulio lo aveva preso in simpatia e giorno dopo giorno gli aveva insegnato tanti segreti del mestiere. Era bello stare con lui ma il ritorno a casa, sporco e con l'odore di motore addosso, era per Giorgio un tormento. Le sgridate della mamma, le ramanzine del padre e la solita punizione, in camera a studiare. Poco a poco Giorgio si rese conto che così non poteva continuare e decise, per non deludere i genitori, di rinunciare al suo sogno. Non andò più dal buon vecchio Giulio, si impegnò nello studio e raggiunse la benedetta laurea, con grande orgoglio dei suoi. Ora lavorava nello studio di famiglia, ma...non era felice. Ogni tanto ripensava al vecchio amico meccanico. - Chissà che fine avrà fatto? - si chiedeva spesso. Un giorno, terminato prima il lavoro, decise di fare un giro in macchina e, senza rendersene conto, si trovò sul posto dove un tempo sorgeva l'officina di Giulio. Quanti anni erano passati...più di venti. Adesso in quel posto c'erano un negozio di articoli sportivi ed una parrucchiera. Improvvisamente si sentì vuoto e triste, molto triste. Continuò a guidare senza una meta fino a percorrere una strada piuttosto stretta che rasentava pericolosamente un burrone. Parcheggiò lungo il suo ciglio e rimase a fissare in silenzio il vuoto sotto di lui. - Sarei stato un bravo meccanico – borbottò tra sé. Mentre ingranava la marcia, accelerando verso il vuoto pensò – Perdonami papà, la tradizione di famiglia finisce qui! -



MARTA

Marta si guardava nello specchio, lei stessa stentava a riconoscersi, era diventata magrissima e il viso scavato aveva perso l'antica bellezza. Era passato ormai un anno dalla morte di sua madre e lei era rimasta definitivamente sola. Suo padre era mancato cinque anni prima, una morte improvvisa che aveva gettato moglie e figlia nello sconforto più totale. Piano piano le donne avevano accettato quella solitudine e si erano rassegnate ad una vita abitudinaria e triste. Marta non si era mai sposata, le occasioni non le erano certo mancate, come i corteggiatori perchè era molto carina, in particolare Carlo, un bel giovanotto moro, suo vicino di casa, le aveva fatto una corte spietata. Lei, sempre sulle sue per una innata timidezza, con lui aveva cominciato a sciogliersi e ad innamorarsi. Purtroppo il pensiero di mettere su casa in un paese lontano parecchi chilometri dai suoi genitori, dove Carlo lavorava, non le dava pace. Il tormento di vederlo forse una volta l'anno la spinse a prendere la dolorosa decisione di sacrificare la sua felicità. Dopo quel no a Carlo nessun altro uomo era più entrato nella sua vita. E il tempo era passato, lei si era trasformata in una bella donna di mezza età, una bella donna sola, ...terribilmente sola. Viveva solo per i suoi genitori e loro dipendevano in tutto per tutto da lei. Ma quella simbiosi si era spezzata con la loro morte. E per Marta ormai si prospettava un futuro molto triste. La depressione aveva cominciato a minarla, usciva sempre meno e mangiava quando si ricordava. Ogni tanto ripensava a Carlo ed un giorno si era fatta coraggio chiedendo ad una vecchia signora del quartiere, con la quale a volte scambiava due parole, se aveva sue notizie. E così venne a sapere che si era sposato ed era padre di tre figli. Rientrata a casa era scoppiata in lacrime, un pianto doloroso. Chissà cosa aveva sperato, forse che lui fosse ancora scapolo e che rivedendola tutto sarebbe ricominciato, come in un sogno? No, il tempo non si può fermare e quello specchio glielo ricordava senza pietà. Si buttò sul letto e prese il suo solito sonnifero, senza ormai non riusciva più a dormire. Mentre chiudeva gli occhi pensò a che moglie e madre sarebbe stata se il coraggio di spiccare il volo dal nido non le fosse mancato. Peccato, indietro non si può tornare, peccato...un vero peccato. Marta non vide mai la nuova alba, il cuore, troppo stanco, si fermò nel sonno...o forse si era già fermato molti anni prima.




FINE



Combattere il dolore...


COMBATTERE IL DOLORE...

In una radura, nel cuore della foresta tropicale, crepita un rogo. Uomini seminudi stranamente camuffati si contorcono tutt'attorno, emettendo grida gutturali, in una frenetica danza al suono cupo e sincopato dei tamburi. A centro un giaciglio di foglie su cui giace sofferente un uomo. Vicino a lui lo stregone della tribù, col viso nascosto da una maschera enorme e mostruosa, compie ieraticamente gesti complicati e incomprensibili. L'uomo che soffre è invaso dagli spiriti maligni...Quegli uomini combattono il dolore.

Un oscuro stanzone dal soffitto a volta, sostenuto con pilastri di mattoni. Dalle vetrate di una bifora, nel fondo, entra un raggio di sole che fa risplendere alcuni alambicchi. Lungo le pareti grandi scaffali colmi di libri; per ogni dove storte, crogioli, palloni, mortai, vasi con erbe in macerazione. L'atmosfera è greve. Un uomo sorveglia attentamente un liquido verdastro che distilla, ed ogni tanto si volge a consultare un volume posato su un leggio. Egli indaga, studia, cerca un rimedio...: un rimedio per combattere il dolore.


COMBATTERE IL DOLORE, VINCERLO: una delle eterne aspirazioni dell'uomo! Secoli e millenni però sono passati prima che la scienza risolvesse razionalmente il problema..o forse no...

Non si può impedire che l'essere vivente muoia, ma è già un valore inestimabile il poter sopprimere il dolore fisico ed alleviare le sofferenze morali.


Mi viene da pensare quanto è duro il lavoro del medico, a continuo contatto con le sofferenze umane e mi spiego il perché molti medici siano anche poeti, scrittori e artisti. Animi aperti al culto del bello ed alle manifestazioni di esso in ogni forma d'arte. Infatti Ippocrate (il cui giuramento è d'obbligo per i laureandi di medicina) in un giorno lontano dettò la formula del giuramento: ebbe la visione esatta di ciò che si doveva esigere da coloro che si assumevano la missione di curare, guarire, salvare degli essere umani, ed il fondamento etico del suo insegnamento può sintetizzarsi nelle sublimi parole “considererò santa la mia vita e la mia arte”. 



sabato 24 ottobre 2015

Bignè per tutti i gusti!!


Bignè di San Giuseppe

dosi ---> per 4 persone
tempo di esecuzione ---> 2 ore più il tempo necessario per lasciar riposare la pasta
difficoltà --->  °°

Ingredienti ---> 180 gr. di farina, 4 uova e 2 tuorli, 50 gr. di burro, 1 cucchiaio di zucchero semolato, 1 limone, 1 bustina di zucchero vanigliato, abbondante olio, sale. 

Esecuzione ---> mettere al fuoco una casseruola con 1\4 circa di acqua, il burro e un pizzico di sale; appena l'acqua bolle, scostare il recipiente dal fuoco e unire in un solo colpo la farina mescolando energicamente con un cucchiaio di legno. Rimettere al fuoco e continuare a mescolare energicamente il composto sbattendo con forza contro le pareti del recipiente, fino ad ottenere una pasta elastica che si stacca dalle pareti del recipiente e che sfrigola leggermente. Lasciar intiepidire, quindi unire, uno alla volta, le uova intere e i tuorli ( non aggiungere il successivo se il precedente non sarà incorporato), unire infine lo zucchero semolato e la scorza grattugiata del limone e continuare a lavorare l'impasto per qualche minuto, coprire il recipiente con un tovagliolo e lasciarlo riposare per 30 minuti. Far scaldare abbondante olio nella padella, immergervi alcuni pezzetti di pasta della grossezza di una nocciola e farli friggere a calore moderato rimuovendo un poco il recipiente (i bignè si volteranno da soli). Man mano che i bignè gonfiano, aumentare il calore e, appena avranno assunto un bel colore dorato, sgocciolarli e adagiarli su una carta assorbente. Far raffreddare un poco l'olio di cottura e proseguire l'operazione fino a esaurimento dell'impasto. Disporre i bignè a piramide su un piatto di servizio coperto da una carta di pizzo, spolverizzarli con lo zucchero vanigliato e servire. 


Bignè soffiati ricoperti di ghiaccia

dosi ---> per 4 persone
tempo di esecuzione ---> 2 ore e 30 minuti
difficoltà ---> °°

Ingredienti ---> per la pasta: 180 gr. di farina, 50 gr. di burro, 4 uova intere e 2 tuorli, 1 cucchiaio di zucchero, 1 limone, zucchero a velo, abbondante olio, un pizzico di sale. 

Per la crema ---> 125 gr. di zucchero, 25 gr. di farina, 4 uova, 1\4 di latte, un pizzico di vaniglina.

Per la ghiaccia ---> 1 albume, 200 gr. di zucchero a velo, 1 limone.

Esecuzione ---> Preparare e friggere i bignè esattamente come descritto in "Bignè di San Giuseppe" e lasciarli raffreddare. 

Preparazione della crema: sbattere in una terrina i tuorli con lo zucchero, incorporare la farina mescolando bene e unire al composto, adagio e mescolando, il latte bollente profumato dalla vaniglina. Mettere al fuoco e far addensare la crema; quando accenna l'ebollizione, ritirare dal fuoco, lasciarla raffreddare e incorporarvi due albumi montati. 

Preparazione della ghiaccia: mescolare l'albume con lo zucchero, unire il succo del limone e lavorare il composto fino a renderlo ben omogeneo. 

Farcitura e presentazione dei bignè: praticare su ciascun bignè un foro e introdurvi la crema con una siringa; disporli poi su un piatto e, con un cucchiaio, farvi colare la ghiaccia, lasciarla solidificare e servire. 


Bignette di mele

Dosi ---> per 4 persone
Tempo di esecuzione ---> 1 ora e 30 minuti
Difficoltà ---> °

Ingredienti ---> 4 mele renette di media grossezza, zucchero semolato, abbondante olio
Per la pastella: 500 gr. di farina di castagne, 25 gr. di zucchero, 1\2 limone, 1\2 bustina di lievito in polvere, 1 cucchiaino di liquore alla vaniglia, latte, sale.

Esecuzione ---> Preparazione della pastella: versare la farina in una terrina, unire lo zucchero, la scorza di limone grattugiata, il lievito diluito in poco latte, il liquore, un pizzico di sale e impastare aggiungendo la quantità di latte necessaria per ottenere una pastella di media consistenza (non deve essere troppo liquida).
Preparazione delle bignette ---> sbucciare le mele, eliminare i torsoli e tagliarle a fettine piuttosto sottili. Immergere le fettine di mele nella pastella, sollevarle con un cucchiaio prendendo anche un poco di pastella e friggerle in abbondante olio caldo. A mano a mano che imbiondiscono, sgocciolare le bignette e appoggiarle su un foglio di carta assorbente perché cedano l'unto eccedente, quindi disporle su un piatto di servizio e spruzzarle con abbondante zucchero. 



Il Giornalino Del Lotto 2

Care amiche, "paura" è euforica! 

Non solo ha azzeccato il 55 come probabile n° ORO per il gioco del 10eLotto, ma ha anche preso il 55-83 sul terno a tutte!! 

Peccato per il 90, la mia amica è delusa dal suo numero preferito, ma non demorde e ci riprova a metterlo in ogni previsione. 

Naturalmente non abbandona il sistemino dei Gemelli su Bari e si butta azzardando l'uscita gemellare accompagnata dal 90 e rischia un 22-44-90. 

La cadenza 1 non si vede sulla ruota di Milano, ma i due ritardatari sincroni (71-41) non tarderanno a sortire, anche qui buttiamoci con una previsione 21-71-90.

Genova ha nelle alte posizioni l'1, il 19 e il 90 quindi azzardiamo 1-19-90 ; 55-90  ;  1-9-42 . 

Queste sono combinazioni che piacciono molto a "paura" ognuno è libero di combinare i numeri come preferisce.

Una curiosità, sapete che su questa ruota c'è una coppia gemellare (e dai...) che non viene estratta da ben 2948 colpi? è l'ambo 11-77 , pensateci, l'ambo secco per 1 euro paga 235 euro!

Altra curiosità anche la coppia vertibile 28-82 si fa attendere da ben 2247 estrazioni. 

Il 5 su Firenze gioca ancora a nasconderello, se lo giocate come ambata 1 euro vi rende 10,50 euro, come estratto determinato 1 euro = 51,70 euro (I° estratto, II° estratto...).

Se volete abbinare i numeri adesso simpatici sono 71, 40, 38, 68, 90 . A voi decidere il gioco.

"Paura" non ama i ritardatari, sono numeri capricciosi, imprevedibili e se li segui da sempre devi alzare la posta e per il nostro budget non va bene!

Per chi gioca i suoi 2 euro su Tutte tenterei 73-90 o 55-90 o 3-33-90 per ambo e terno. 

Il 10eLotto è un gioco che piace molto a "paura" che da sempre gioca questa combinazione con numeri a lei cari, col suo permesso ve li rivelo: 1-4-6-82-92 . 

Una chicca sulla Nazionale, la cedenza 5 non da un terno da ben 1091 estrazioni.

 Speriamo bene nelle previsioni di "paura" ma come vi ricordo sempre, divertiamoci e se proprio vogliamo tentare la fortuna non giochiamoci più di 2 o 3 euro ok?

                                        BACI E BUON 90!

                                                                  (PAURA VI SALUTA COSI' :)  )




venerdì 23 ottobre 2015

L'ORA DI RICOMINCIARE - LA FINE

Certo che lo sapevo. Abbassai lo sguardo imbarazzata senza parlare. Per mia fortuna entrò in cucina Antonio “ Vi avviso che il signor Gonzaga ed io siamo affamati!” A quelle parole Ines scattò passando a Consuelo le portate da servire. Raggiunsi in sala da pranzo Armando e quando lo vidi provai un tuffo al cuore: la roba di Ramon gli stava a pennello! Mi accomodai vicino a lui solo per compagnia, io avevo già cenato da un pezzo, il profumo di Ramon sulla sua camicia mi inebriava e suscitava in me meravigliose sensazioni. Armando si accorse del mio turbamento e ne intuì il motivo, infastidito mi riprese “Finalmente ho la tua attenzione!”. Dopo cena andammo tutti a dormire, era stata una giornata terribile e quelle a venire non si prospettavano migliori. I danni alla tenuta erano ingenti, ci vollero alcuni giorni prima di stimarne una cifra. “Non potrai pagare tutti gli uomini per tanto tempo, Maria”, disse scuotendo la testa Julio, amministratore dei beni dei Martinez da una vita. “Devi licenziare, so che è doloroso, ma devi farlo, altrimenti dovrai farti aiutare ma sappi che se ti mischi con banche, prevedo guai. Pensa alla proposta di Gonzaga, vuole aiutarti, no? E allora...chiedi cosa vuole in cambio e valutiamo se è una buona offerta!”. “So già quello che vuole!” risposi chinando la testa. “Lo sai già?” si stupì Julio “e cosa?” “Me!”. “Diablo!” esclamò alzandosi di scatto. “Ma come può chiedere una cosa simile...io...non si smentisce mai!...se me lo trovo davanti...” Gli misi la mano sulla sua per calmarlo. “Stai tranquillo Julio, sono adulta e so quello che faccio. E' da tempo che mi fa la corte e se accetterò di essere la sua donna sarà solo perché lo voglio!” In realtà mi stavano a cuore le persone che avrebbero perso il lavoro, ma in fondo non potevo lamentarmi, sarei diventata una donna molto invidiata. “Andrò oggi stesso a parlargli!” conclusi. Julio richiuse il libro dei conti e posò sul tavolo un foglio con su scritta la somma che ci occorreva “se ti darà questi soldi non dovrai licenziare nesssuno e potremo ricominciare a coltivare...E' una bella cifra, ma si dice che quando Gonzaga vuole qualcosa la ottiene a qualsiasi prezzo. Mi tornarono alla mente le parole del caro zio Giorgio quando decisi di lasciare l'Italia per seguire Ramon. Allora feci la scelta giusta e speravo di non sbagliare neanche questa volta. Suonai alla porta di Armando, ero nervosa...molto tesa. Il maggiordomo aprì invitandomi subito ad entrare e senza lasciarmi parlare corse a chiamare il suo padrone che arrivò immediatamente. “Ti aspettavo Maria” disse sorridendo “Vieni nel mio studio così parleremo con calma!”. “Allora come posso aiutarti” mi chiese mentre chiudeva la porta dietro di se. Mi accomodai sulla poltroncina di fronte alla sua scrivania, mandai giù la saliva e feci un bel respiro per farmi coraggio. Poi tirai fuori dalla borsa il foglio con la relazione di Julio e la cifra che serviva per sistemare le cose. Lui prese il foglio e lo lesse attentamente, quindi aprì un cassetto e tirò fuori il libretto degli assegni. Ne compilò uno e me lo consegnò, senza battere ciglio. La cifra segnata superava di gran lunga la mia richiesta, rimasi sbalordita. “E' troppo!” dissi sottovoce. “Tu vali molto di più di quell'assegno” rispose visibilmente soddisfatto. “Che garanzie vuoi in cambio?” Gli chiesi più imbarazzata che mai. “Sai bene quello che voglio, tutto il resto non mi interessa!” Era la risposta che mi aspettavo. Prese il telefono e chiamò la banca affinché l'indomani avessi subito accesso ai soldi. Mi alzai dalla sedia, quell'assegno mi bruciava tra le mani, così lo riposi nella borsa. “Ti ringrazio...ora devo andare...ma tornerò domani sera”. Abbassai la testa dirigendomi verso la porta ma Armando mi raggiunse prima che l'aprissi. Mi prese tra le braccia e mi baciò con forza. “ Ti prego...domani” sussurrai. Mi lasciò ma deluso e seccato aggiunse “domani non sopporterò un altro rifiuto Maria, è troppo tempo che mi tieni sulla corda, non sono più un ragazzo e questi giochi non fanno per me! Se non mi vuoi dimmelo chiaro e chiudiamo la partita, ma se provi qualcosa per me allora dimostramelo!” Aveva ragione, era giunto il momento di decidere, a trentatré anni non si può giocare coi sentimenti. “Domani mi fermerò a dormire qui...se per te va bene” “e me lo chiedi? Non desidero altro che stringerti tutta la notte a me!”. Consegnai l'assegno a Julio che leggendo la cifra ebbe la mia stessa reazione di stupore, ma non disse nulla, lo ripose nella sua valigetta, mi guardò e sospirando rumorosamente mi diede un bacio sulla fronte. Sempre in silenzio si avviò alla porta richiudendola piano dietro di se. Julio era un caro amico ed un vero signore, gli fui grata per quel silenzio. Ora veniva la parte più difficile. Andai in cucina, Ines trafficava ai fornelli, Antonio seduto al tavolo pelava le patate, Carmen e Consuelo si occupavano dei bambini al piano superiore, era il momento giusto per parlare. “Domani sera sono invitata da Armando...poi...mi fermerò da lui...cercherò di tornare prima che i bimbi si sveglino”. Ines lasciò cadere il mestolo che teneva in mano mentre Antonio continuava tranquillo il suo lavoro. Fu lui a rompere il silenzio “Non preoccuparti, ai piccoli pensiamo noi, vivi tranquilla la tua vita, sei una donna adulta, non ci devi spiegazioni, noi vogliamo solo vederti felice e sicura delle tue scelte”. Ines più rassegnata che contenta si limitò a fare cenno di si col capo, poi entrambi ripresero le loro attività. Mi volevano un gran bene ed io li amavo come si amano i propri genitori. L'autista giunse puntuale alle venti. Avevo indossato l'abito da sera ricevuto in regalo da Armando, sapevo che gli piaceva e volevo farlo contento. I tacchi mi davano sempre fastidio, ma con quel vestito erano d'obbligo e poi sembravo più alta e il che non guastava data l'altezza di Gonzaga. Lui mi aspettava in giardino, elegantissimo, ed il chiarore della luna faceva brillare i suoi capelli argentei, era davvero un uomo pieno di fascino. Mi accolse come sempre col baciamano e accompagnandomi in casa mi sussurrò “Grazie per aver indossato il mio vestito!”. La cena come sempre era squisita ma sinceramente non avevo molta fame, l'emozione mi serrava lo stomaco. Anche Armando non finiva il cibo nel piatto, mi guardava e mi sorrideva. Dopo cena andammo in salotto e lui mise un disco con una musica molto romantica. “Vuoi ballare?” Ecco, pensai, ora non posso più tornare indietro, speravo solo di aver fatto la scelta giusta. Feci di si con la testa e solo allora mi strinse tra le sue braccia. Un gradevole senso di protezione mi pervase e non respinsi più i suoi baci. “Saliamo in camera?” risposi semplicemente “si”. Fu una notte di passione, Armando vinse ogni mia resitenza e finalmente mi sentii nuovamente una donna amata e desiderata. La mattina mi svegliai serena e in pace con me stessa, rimasi così fino a quando non guardai l'ora. “Cielo le otto!” saltai giù dal letto cercando di recuperare la mia biancheria e il vestito. Armando si drizzò sul letto “Perché ti agiti così, non vorrai scappare...è presto...rimani” “Non posso, i bambini quando si svegliano devono trovarmi lì, ti prego mentre mi rivesto chiama qualcuno per riportarmi a casa!” “Ti ci porto io, ma calmati...lasciami almeno vestire!” Arrivai appena in tempo, i più grandi si stavano alzando, mentre i piccoli dormivano ancora tranquilli. Tirai un sospiro di sollievo. Quando rimanemmo sole in cucina Ines mi chiese com'era andata la serata “Magnificamente” risposi felice “Armando è un uomo stupendo ed...un amante fantastico” aggiunsi maliziosamente. “Dovevi vederci stamattina...” e cominciai a ridere “mezzi spogliati, spettinati...di corsa giù per le scale...immagina la faccia del maggiordomo. Due allucinati!..per arrivare a casa prima che si svegliassero i bimbi” continuavo a ridere ed anche Ines rideva con me. Antonio entrò in cucina, ci guardò poi sbottò “Le donne! Chi le capisce!” e sorridendo ritornò sui suoi passi. Da quanto non ridevo così! Appena Ines riuscì a calmarsi mi disse “Maria, finalmente ti vedo felice, forse devo ricredermi su Gonzaga, speriamo solo che quando me lo troverò davanti non ripenserò al tuo racconto altrimenti..altrimenti ricomincerò a ridere!” e ci abbracciammo finalmente rilassate. La mia relazione con Armando continuò ancora per qualche tempo segretamente, solo pochi sapevano di noi due, ma quando rimasi incinta decidemmo che era giunto il momento di presentarlo ai miei figli. Conquistare Carmen fu facile, bastò sedersi a disegnare con lei, comprarle tanti colori e trattarla con dolcezza. Più duro fu farsi accettare da Enrique, che vedeva in lui l'usurpatore del posto di suo papà. Ma Armando riuscì a fargli capire che nessuno, lui compreso, poteva sostituire suo padre, il suo ruolo voleva solo essere quello di un “papà adottato”, su cui poter contare per ogni cosa. Piano piano mio figlio cominciò a familiarizzare con lui fino a lasciarsi conquistare completamente. Armando Gonzaga, forse grazie anche alla mia vicinanza, divenne più disponibile verso gli altri, soprattutto con i nostri lavoratori, rendendosi quasi simpatico. La sua popolarità toccò il culmine quando nacque nostro figlio, Pablo Armando, l'erede maschio che tanto desiderava. Per l'occasione organizzò una grande festa a cui parteciparono tutti ed aggiunse un extra alle buste paga dei nostri lavoranti. Pablo era bello come i suoi fratelli, con la particolarità degli occhi verdi di suo padre. Ci sposammo creando una nuova grande famiglia. Avevo ritrovato la felicità ed ogni giorno ringraziavo gli angeli che dal cielo vegliavano su di noi: la mia mamma, il mio papà, il caro zio Giorgio e soprattutto il mio adorato Ramon, con la loro protezione il futuro poteva tingersi solo di rosa.

MARIA MARTINEZ GONZAGA


FINE

giovedì 22 ottobre 2015

Curiosità... In Gravidanza!


Esiste un'influenza delle stagioni sulla gravidanza?

Sappiamo che l'età della madre, il numero dei parti precedenti, il sesso degli embrioni ed il regime di vita durante la gravidanza hanno una notevole importanza sulla sua durata.

Due dottori di Francoforte hanno tentato di stabilire se questa venga anche influenzata dalla stagione, indagando sulla durata di circa 6000 gravidanze. 

Mentre nei casi di durata normale - da 275 a 284 giorni - e subnormale - da 160 a 274 giorni - la stagione sembra avere un'influenza assolutamente trascurabile o nulla, si è constatato invece che durante l'estate si ha un'indiscutibile maggiore frequenza di nascite al termine di gravidanze di durata sopranormale.

L'influsso stagionale si ridurrebbe quindi alla tendenza di ritardare il parto durante i mesi caldi. 




Gusto e Gravidanza.

Due dottori tedeschi, ritenendo che durante la gravidanza un gran numero di disturbi derivi dall'alterata funzionalità del senso del gusto, hanno studiato il modo di comportarsi di esso, nelle sue quattro suddivisioni, su donne sane normali alla fine della gestazione. 

La predilezione per il sapore salato fu trovata aumentata del 114% rispetto a quella delle donne non incinte, mentre per il sapore acido l'aumento fu dell'89%, per il dolce e per l'amaro del 60%. 

Inoltre, secondo gli stessi, da che tra il gusto e la secrezione dello stomaco e della saliva, esistono delle relazioni ben determinate, anche l'abituale subacidità delle gravide può fino ad un certo punto essere spiegata con la diminuita eccitabilità di questo senso. 






Bignè di patate :)



Bignè di patate

Con delle patate lesse fate un purè con un cucchiaio di farina, un tuorlo d'uovo, un cucchiaio di prezzemolo tritato e una presa di sale.

Impastate tutto assieme, quindi aggiungete la chiara a neve.

Mettete un pò di olio in una padella e quando è bollente lasciateci cadere l'impasto prendendolo con un cucchiaio da minestra.

Cuocete i bignè fino a quando saranno diventati ben gonfi e ben dorati.


Il Giornalino Del lotto 1

Care amiche, eccoci ad una nuova estrazione! 

Prima di tutto vi ricordo i Gemelli, ormai li conoscete bene! Il loro ritardo su Bari è super! Senza rovinarci possiamo continuare a giocare il sistemino che vi ho proposto la volta scorsa, con un occhio particolare al 22-44-55, magari abbinati ad un 90 che si fa desiderare da un pò. 
Naturalmente non mi stupirebbe trovare un gemello in prima posizione e quindi beccarlo come numero ORO per il gioco del 10eLotto. 

La ruota di Cagliari non vede sortire la cadenza 1 da ben 62 settimane come la ruota di milanese, dove il ritardo di questa cadenza è di 86 settimane. Solo l'81 ha fatto capolino, ma la coppia con ritardo sincrono 71-41 è la più gettonata. 

Firenze ha il suo centenario, il 5 non molla e oltre che in ambata lo si può giocare in abbinamento al 90-10-55.

Sulla ruota di Genova è sortito il 45, ma io aspetto fiduciosa l'1-19-90 e il 55-90.

Gettando un occhio alle altre ruote, noto che il 55, l'83 e il 90 occupano posizioni piuttosto alte e questo mi spinge a tentare una giocata a tutte, cioè 55-83-90 per ambo e terno, giocata di 2 euro divise in 1 euro ambo, 1 euro terno.

I numeri 83 e 90 li terrei in considerazione per il 10eLotto se volete anche per l'ORO. 

Naturalmente ricordate che le dritte me le suggerisce "paura", lei si diverte come dobbiamo divertirci noi, se poi con i nostri 2 euro prendiamo qualcosa ben venga, ma ricordate che è solo un gioco! 

BUONA FORTUNA!

CURIOSITA' ---> ogni nome ha il suo numero fortunato, iniziamo con la lettera A :

ADRIANA           39                    ANGELO               2                  ATTILIO            18
ADRIANO           21                    ANGELA               2                  AUGUSTA         82
AGNESE              21                    ANTONIO           17                  AUGUSTO         15
ALBERTO           31                    ANTONIETTA      3                  AURELIA           55
ALDO                  23                    ANTONINO         31                  AURORA           17
ALESSANDRA     1                    APOLLO              90                  ADELAIDE        16
ALESSANDRO   27                    ARIANNA              3                 ADELE                  1
ALESSIO             17                    ARMANDO          22                 ACHILLE              4
AMEDEO            19                    ARNALDO            32                AGOSTINO         28
AMELIA              21                    ARNOLFO            13
ANNA                  26                    ARRIGO                27
ANNAMARIA     43                   ARONNE                 7
ANASTASIA       27                   ALBINA                 67
ANDREA             30                   ASCANIO              10
ANGELICA         12                   ASSUNTA              15





mercoledì 21 ottobre 2015

,,La frase del giorno..Buonanotte a tutti"





" Dove c'è l'amore per l'uomo, c'è anche l'amore per l'arte"

                                                      (Ippocrate)






L'ORA DI RICOMINCIARE - CONTINUAZIONE SECONDA PARTE



Sapevo cosa significava quello sguardo, si chiedevano come mai mi avesse accompagnato a casa Gonzaga. Diedi i regalini ai bambini e poi rivolgendomi a Ines sussurrai “dopo vi spiego tutto!” Più tardi quando i piccoli dormivano, andai in cucina e davanti ad una tazza di camomilla raccontai loro gli avvenimenti della giornata e dell'invito per la festa di compleanno. “Resto della mia idea, quell'uomo non mi piace!” sbottò Ines ed Antonio le dava ragione “tuttavia”continuò “devo ammettere che si è comportato da vero gentiluomo con te, e per quanto riguarda l'invito alla sua festa penso dovresti accettare, non esci mai tesoro e poi raccontano che i ricevimenti di Gonzaga siano davvero speciali!” “Pensi che Ramon approverebbe?” domandai. “Sono trascorsi due anni dalla sua morte, cara Maria, credo che anche lui vorrebbe vederti di nuovo felice, devi tornare a vivere! Sei tanto giovane, bambina mia, concediti qualche innocente distrazione” sospirò Ines. Erano già passati due anni ma a me sembrava ieri, il dolore era troppo vivo, ancora troppo forte. Mi ritirai in camera, i miei bimbi dormivano tranquilli ed anch'io ero davvero stanca. Passai una notte un po' agitata, la giornata precedente, così inusuale per me e il pensiero della festa avevano lasciato il segno. La mattina mi svegliai stanchissima al contrario di Ramona ben riposata e pronta per bagnetto e colazione. Era sempre la prima a svegliarsi seguita da Ricardo, mentre Carmen ed Enrique erano i più dormiglioni. La domenica non si va a scuola quindi potevano poltrire un po' di più a letto, ma per le dieci tutti pronti per andare a messa. Mezza assonnata scesi coi piccoli in cucina, Ines era già ai fornelli. Stavo imboccando Ramona quando suonarono alla porta. Chi poteva essere così presto di domenica?Consuelo corse da me avvisandomi che avevano consegnato un grosso pacco per Maria Martinez. Un pacco per me e lo consegnano di domenica? Lasciai Ramona ad Ines e andai curiosa in sala. Sul tavolo una grossa scatola bianca chiusa da un nastro rosso. Lo spacchettai e dentro trovai l'abito da sera provato il giorno prima, il bigliettino che l'accompagnava era di poche parole – indossalo questa sera, Armando – proprio non sopportava un no! Ines mi raggiunse coi bimbi e nel vedere il vestito rimase a bocca aperta “E' bellissimo Maria!” e dietro lei Carmen, Consuelo ed Antonio, accorsi incuriositi dal pacco, facevano commenti davvero entusiasti.. “Immagino sia il vestito di cui mi hai parlato?” mi chiese Ines, Feci cenno di si con la testa. “Maria, quell'uomo ti ha messo gli occhi addosso...per rispetto vai al suo ricevimento, ma poi liberati di lui, o prevedo guia...ricorda che quando vuole qualcosa la ottiene sempre!” “Va bene andrò a questo benedetto compleanno e poi chiuso!”. Erano quasi le venti, il vestito mi stava d'incanto, solo i tacchi, a cui non ero abituata, mi davano un po' fastidio. Anche i capelli col nuovo taglio erano perfetti. Mancava solo un gioiello, optai per gli orecchini appena comprati. La macchina arrivò puntualissima. Prima di uscire Ines ed Antonio mi fecero complimenti e raccomandazioni, come due genitori. Solo i miei figli più grandi mi tenevano il broncio, non gradivano che la loro mamma uscisse di sera, mi volevano solo per loro. Promisi di tornare presto. Li abbracciai e li affidai ad Ines “Vai tranquilla, ai bimbi pensiamo noi!” . La tenuta di Armando Gonzaga era più vasta della mia ed anche più ricca. L'autista fermò la macchina dopo circa mezz'ora davanti ad una meravigliosa villa. Mi aspettavo di vedere tante macchine, tanti invitati invece niente e nessuno, un gran silenzio. Scesi dall'auto ed un elegantissimo Armando mi venne incontro. “Benvenuta mia cara...sei davvero stupenda...sei..sei molto bella” e baciandomi la mano mi portò nella sua casa. Tutta rossa per l'imbarazzo dissi piano “Grazie per il vestito...non dovevi”. “E' un capo unico e volevo vederlo indossato solo da te” sussurrò sorridendo. “e gli altri ospiti?” domandai curiosa “Non ci sono gli altri ospiti, questo compleanno voglio festeggiarlo solo con te!” Ma cosa si era messo in testa! I timori di Ines erano fondati, quell'uomo voleva me, poteva avere tutte le donne ai suoi piedi, ma chissà per quale ragione voleva me. Forse per vendicarsi di Ramon che lo evitava o perché voleva convincermi a vendergli la terra. Per scoprirlo davvero dovevo stare al suo gioco, poi lo avrei liquidato senza troppi complimenti. Ero stata l'unica persona capace di tenergli testa e questo doveva averlo molto infastidito quindi voleva conquistarmi per dimostrare che tutti cedono a lui, ma aveva fatto male i suoi conti. “Vuoi festeggiare solo con me, perché?” “Semplice, mi piaci, mi piace il tuo carattere, sei una donna in gamba, sei forte...mandi avanti da sola famiglia e tenuta, eppure sei così giovane...ti ammiro!” Sembrava sincero. Mi fece accomodare in una stupenda sala da pranzo finemente arredata, con un tavolo apparecchiato per due, accanto ad esso, immobili in attesa di ordini, un maggiordomo ed una cameriera vestiti con la classica tenuta da servizio. Armando lanciò uno sguardo all'uomo che scattò spostandomi la sedia e lo stesso fece con lui. Pregiati candelabri illuminavano la sala, già mi sentivo male all'idea di chissà quali prelibatezze ci sarebbero state servite, io che amavo la cucina semplice. Rimasi davvero stupita quando ci portarono pietanze tipicamente italiane. “In tuo onore mia cara!” esclamò con un sorriso Armando. Dovevo ammettere che una cena del genere era una piacevolissima sorpresa. “Ma è la tua festa non la mia!” lo rimproverai, “mi sembra che i regali li stia ricevendo io e non tu! “ Il regalo, che sbadata! Lo avevo lasciato in macchina. Una preziosa bottiglia di vino italiano che avevo fatto prendere dalla fornitissima cantina di Ramon, che pur essendo astemio, amava collezionarlo, la stessa passione di Armando. Mi resi conto dell'ottima scelta dalla sua reazione. “E' un regalo grandioso, grazie mia cara...Perdonami ma vado a riporlo io stesso nella mia cantina, è troppo prezioso e ci vuole molto riguardo!” Si allontanò visibilmente soddisfatto, tornò poco dopo con un bel sorriso. Terminata la cena mi portò in un accogliente salotto con divano e poltrone antiche, sontuose, alle pareti quadri d'autore e mobili in stile. Gonzaga era senza ombra di dubbio molto ricco e raffinato. Sul divano si accomodò accanto a me prendendomi la mano, che imbarazzo! Così vicini! L'unico uomo della mia vita era stato Ramon. Armando era affascinante, di un'eleganza unica, un vero signore, peccato fosse così duro e senza scrupoli nei suoi affari. “ Mia cara”iniziò con voce delicata “mi piaci molto, lo avrai capito” “ci siamo”pensai, è ora di tornare a casa ma la curiosità era troppo forte. “Io...sono un uomo solo ed ormai di un'età, ho avuto tante donne ma tutte interessate a ciò che possiedo, non certo a me. Ramon è stato molto fortunato ad incontrarti ed io l'ho invidiato per questo. Hai dei bei bambini, tutti ti amano...anch'io vorrei essere amato ed avere un figlio a cui lasciare tutto ciò che possiedo...ma non posso più aspettare...ormai...vorrei che fossi tu a darmi un figlio e magari ad amarmi..” Dire che rimasi senza parole è poco. “Capisco”continuò “che la mia proposta ti avrà turbata, ma non dirmi di no...pensaci! So di avere la fama di un uomo duro, privo di sentimenti...ma un uomo può cambiare se accanto a lui c'è la donna giusta...” Mi guardava negli occhi, non aveva più l'aspetto arrogante dell'uomo che tutto ha e tutto può avere, sembrava fragile. “ Sono lusingata delle tue attenzioni, Armando” dissi “Ma ho già quattro figli e nel mio cuore c'è Ramon!”. “Lo so” mi interruppe “non voglio prendere il suo posto, ti chiedo solo di farmi entrare nella tua vita e di volermi un po' di bene...regalami la gioia di un erede, sono vecchio e vorrei provare questa emozione!”. Così dicendo si avvicinò ancora di più mi accarezzò i capelli e mi baciò prima dolcemente poi con passione. Ma cosa stavo facendo! Lo allontanai e mi alzai di scatto. “Si è fatto tardi devo proprio andare!” detto ciò mi avviai con le guance infuocate verso la porta. Lui si alzò in silenzio, si aggiustò con la mano i capelli e mi seguì. “ Perché non rimani questa notte, Maria?” lo disse con un fil di voce. “Non posso...i bambini..e poi..non credo...non sono pronta per...” che situazione imbarazzante. Lui capì e chiamò il suo autista per farmi riaccompagnare. “Promettimi che tornerai da me e che mi penserai...ti prego!” Mentre salivo in macchina lo guardai, non aveva nulla dell'uomo prepotente che tutti conoscevano e temevano, innanzi a me c'era un uomo solo, bisognoso di essere amato. “Si...tornerò...” lo dissi sottovoce in preda a mille emozioni. Chiuse la portiera e mi sorrise. Davvero affascinante, così alto e prestante dimostrava molti anni di meno. Non dubitavo che molte donne fossero cadute ai suoi piedi e..pensai..non solo per i suoi soldi. Tornata a casa mi rifugiai subito in camera mia, mi sentivo molto agitata ed anche emozionata per tutte quelle attenzioni. Ines aveva portato il lettino di Ramona nella sua stanza, le fui grata per questo, avevo proprio bisogno di rimanere da sola con i miei pensieri. Presi sonno a notte fonda e la mattina mi svegliai più tardi. Ines si era già occupata dei bambini lasciandomi riposare ancora un po'. Scesi in cucina per colazione, consapevole della marea di domande alla quale sarei stata sottoposta da Ines ed Antonio. Quando raccontai della proposta di Armando Ines si lasciò cadere sulla sedia e facendosi aria col tovagliolo borbottava “lo sapevo, lo sapevo che ti aveva messo gli occhi addosso, ho fatto male a consigliarti di andare alla sua festa, Madre de Dios, quello non ti darà più pace!” Antonio ascoltava in silenzio, sorseggiando il suo caffè, infine sbottò “Finiscila, Maria è giovane e carina, è normale che prima o poi qualcuno si faccia avanti con lei...ed è giusto, vuoi che rimanga sola per sempre? Armando Gonzaga è un ottimo partito e a quanto pare è seriamente interessato a lei, si può dire di tutto di quell'uomo ma non che manchi di rispetto a qualcuno o ad una parola data. E poi Maria ha dei figli...il loro futuro sarebbe ancora più roseo e sicuro!” Antonio riprese a bere il suo caffè mentre Ines ed io lo fissavamo incredule. Lui non sopportava Gonzaga ma mi amava come una figlia e desiderava il meglio per me, ed “Armando Gonzaga” lo era in assoluto. Ines pensierosa torturava il tovagliolo che teneva tra le mani. “Io amo Ramon” dissi sottovoce. “Ramon non c'è più tesoro ed Antonio ha ragione, con Gonzaga sarai in buone mani...pensi...anzi sono certa che il tuo povero marito approverebbe...devi tornare a vivere anche come donna.” Mi ritirai nella mia stanza, stavo bene con i miei figli, mi piaceva la mia vita ma mi turbava il sapere Armando così solo. Decisi di pensare ad altro, c'erano parecchie cose riguardanti la tenuta da controllare e i piccoli mi reclamavano. I giorni trascorrevano tra lavoro e famiglia, Armando mi mandava fiori e mi telefonava per un appuntamento ma io prendevo tempo, non mi sentivo pronta per una relazione. Ines ad ogni mazzo di fiori che arrivava scuoteva la tesat ma non diceva una parola, lo stesso Antonio. Purtroppo, un tranquillo pomeriggio d'estate accadde qualcosa di terribile. Stavo dando la merenda ai bambini quando stravolto entrò in casa un nostro lavorante. Urlava, parlava di corsa tutto agitato. Antonio cercava di calmarlo per capire cosa era accaduto, mentre Ines gli dava da bere. “Cosa succede?” domandai spaventata. “Il fuoco senora!...gli alberi..tutto a fuoco...un incendio sta distruggendo tutto, è stato Pedro si è ubriacato...poi fumava si è addormentato e tutto ha preso fuoco. Ci sono tanti uomini che cercano di spegnerlo...anche el signor Gonzaga coi suoi uomini!” “Madre de Dios!” esclamava Ines mentre Antonio saltava sulla jeep e correva a vedere la situazione. Uscimmo fuori in giardino, da lontano si vedeva alzarsi del fumo. “Devo andare anch'io!” esclamai, ma Ines me lo impedì. “Ci sono tanti uomini che sanno cosa fare, tu stai qui con i bambini, saresti solo d'intralcio laggiù” Aveva ragione. Le ore passavano, a “Casa Esmeralda” eravamo in trepida attesa di notizie. Solo verso sera il fumo da lontano pareva diminuire. Ci vollero ancora parecchie ore prima di vedere rientrare Antonio e non da solo, Armando era con lui, sporchi e sfatti dalla stanchezza. Ines portò subito qualcosa da bere mentre loro si accasciavano sulle poltrone. Li guardavo in silenzio, non osavo chiedere nulla. “Un disastro” annunciò Antonio “ quel pazzo di Pedro...lo dicevo che bisognava cacciarlo, ha lasciato un mozzicone acceso ed è partito il fuoco...tutto il raccolto di frutta è andato perduto, mi spiace Maria, abbiamo fatto il possibile, grazie anche all'aiuto del signor Gonzaga e dei suoi uomini lo abbiamo spento, ma il danno ormai era fatto!” Antonio si prese la testa tra le mani. Mi lasciai cadere sulla sedia, non sapevo cosa dire. Armando mi fissava in silenzio, poi si alzò e avvicinandosi mi mise una mano sulla spalla. “Non preoccuparti, sistemerò tutto io, ora ci vuole solo un bel bagno ed un po' di riposo, domani mi occuperò di ogni cosa!” Gli sorrisi riconoscente. “Vuoi fermarti qui? La camera degli ospiti è già pronta e se avete fame possiamo prepararvi qualcosa!” “Grazie” rispose “accetto volentieri, sono molto stanco, faccio solo una telefonata per avvertire che resto fuori!” Ordinai a Carmen di preparare un bagno caldo per l'ospite mentre Ines si occupava del mangiare e del povero Antonio. Io andai in camera mia a prendere qualcosa di pulito, era la prima volta dopo tanto tempo che aprivo l'armadio di Ramon. Presi una camicia e dei pantaloni. Avevo lavato e stirato tutta la roba di mio marito, riponendola con cura nel suo armadio e spruzzandola col suo profumo. Avvicinai la camicia al mio viso, che emozione risentirne ancora la fragranza. Scesi da Armando che stava riattaccando il telefono. “Spero siano della tua misura!” “Andranno benissimo” e mi seguì verso la sua stanza. Gli mostrai il bagno voltandomi per andarmene ma lui mi afferrò il braccio tirandomi a sé, mi baciò con impeto e stringendomi ripeteva “ sistemerò tutto io, piccola, non preoccuparti!” Lo ringraziai riuscendo con delicatezza a divincolarmi da quella stretta. “Fai il bagno e rilassati, domani penseremo al resto” e scappai in cucina ad aiutare Ines. I bambini dormivano, per fortuna gli avvenimenti della giornata non avevano tolto loro il sonno, come a noi grandi. Ines non parlava ma si capiva che era molto preoccupata, come me del resto “Se i frutteti sono andati distrutti Maria” sbottò d'un tratto “sarai costretta a licenziare tante persone...povera gente...hanno tutti famiglia...maledetto ubriacone, tu gli hai dato un lavoro quando non lo voleva nessuno e lui guarda come ti ha ripagato! Povera Maria, poveri ragazzi!” “Stai tranquilla, non licenzierò nessuno, Gonzaga si è offerto di aiutarmi, domani valuteremo i danni e poi deciderò cosa fare” risposi secca. “ Sai cosa significa questo Maria...?” mi fissava dritto negli occhi aspettando la mia risposta.  

LA MIA POESIA - EX-


EX

Ex amica, perché lei mi ha tradita,
rivelando le mie confidenze.

Ex amante, perché lui non lascerà mai sua moglie,
per me.

Ex sognatrice, perché mi guardo intorno,
e non vedo sogni da realizzare.

Ex poeta, perché ho esaurito le rime,
e le parole.

Ex scrittrice, perché non ho più storie,
da raccontare.

Ex lavoratrice, perché siamo in esubero,
e le ultime se ne devono andare.

Ex fortunata, perché avevo una bella famiglia,
ma il tempo pian piano l'ha disgregata.

Ex felice, perché nel mio quartiere tutti si conoscevano e si volevano bene,
ma ormai non c'è più nessuno,
e i nuovi neppure ti salutano.

Ex, ex, ex...
mi rendo conto di essere soltanto una ex,
e sono triste...

ma mi basta guardare e stringere forte il mio bimbo per pensare che infondo
di amiche ce ne sono tante,
che l'uomo giusto può sempre arrivare,
che poesie e racconti mio figlio me li può ancora ispirare,
che un lavoro prima o poi salterà fuori,
che la mia famiglia e la gente del mio quartiere resteranno per sempre con me,
nel mio cuore e nella mia mente.

Improvvisamente non mi sento più così ex,
sono una mamma ed almeno per una persona sono
l'essere più importante della terra



martedì 20 ottobre 2015

BISCOTTI ALLA CANNELLA, BISCOTTI DI FAMIGLIA


BISCOTTI ALLA CANNELLA

tempo di esecuzione --> 1 ora e 30 minuti
temperatura del forno--> 180° sul termostato
difficoltà --> 1

Ingredienti: 60gr.di farina di riso, 150 gr. di fecola, 200 gr. di zucchero, 10 gr. di cannella, 5 uova, zucchero a velo.

Esecuzione: Sbattere, in una terrina, i tuorli con lo zucchero, aggiungere la cannella, quindi unire la farina di riso e la fecola ben mescolate insieme. Montare tre albumi a neve e incorporarli al composto; versare quest'ultimo in una tasca da pasticcere e, premendo su di essa, far scendere il composto su una placca del forno coperta da un foglio di carta da forno , badando di distanziare il composto perché durante la cottura i biscotti non si uniscano. Infornare alla temperatura di 180° sul termostato e dopo 15 minuti circa toglierli dal forno, staccarli dalla carta, cospargerli di zucchero a velo e lasciarli raffreddare. 


BISCOTTI DI FAMIGLIA

tempo di esecuzione --> 2 ore più il tempo necessario per far riposare la pasta
temperatura del forno --> 175° sul termostato
difficoltà --> 1

Ingredienti: 300 gr. di farina, 125 gr. di burro, 125 gr. di zucchero, 2 uova intere e 1 tuorlo, qualche cucchiaio di acqua di fiori di arancio, sale
Per lo sciroppo: 50 gr. di zucchero, qualche cucchiaio di latte

Esecuzione: Imburrare e infarinare la placca del forno. Versare la farina a fontana sulla spianatoia, al centro mettervi lo zucchero, il rimanente burro a pezzettini, un pizzico di sale, un uovo, un tuorlo e qualche cucchiaio di acqua di fiori di arancio, quel tanto che basta a ottenere una pasta di media consistenza. Impastare senza lavorare troppo la pasta fra le mani, avvolgerla in un foglio di carta da forno e lasciarla riposare in frigorifero almeno per un'oretta. Infarinare la spianatoia e, con il mattarello, stendere la pasta in una sfoglia dello spessore di 1\2 cm, quindi ritagliarla, con uno stampino della forma desiderata, in tanti biscotti. Rimpastare i ritagli, stenderli di nuovo e ricavare altri biscottini. Quando tutti saranno pronti allinearli, un pò distanti l'uno dall'altro, pennellarli con il rimanente uovo sbattuto e metterli nel forno alla temperatura di 175° sul termostato per 15-20 minuti. Mentre i biscotti cuociono preparate lo sciroppo: versare in una casseruolina lo zucchero, diluirlo con due cucchiai di latte, porlo al fuoco e, mescolando con un cucchiaio di legno, lasciarvelo fino a quando lo zucchero sarà divenuto sciropposo. Togliere i biscotti dal forno e pennellarli con un pò dello sciroppo per renderli brillanti.