Sapevo cosa significava
quello sguardo, si chiedevano come mai mi avesse accompagnato a casa
Gonzaga. Diedi i regalini ai bambini e poi rivolgendomi a Ines
sussurrai “dopo vi spiego tutto!” Più tardi quando i piccoli
dormivano, andai in cucina e davanti ad una tazza di camomilla
raccontai loro gli avvenimenti della giornata e dell'invito per la
festa di compleanno. “Resto della mia idea, quell'uomo non mi
piace!” sbottò Ines ed Antonio le dava ragione “tuttavia”continuò
“devo ammettere che si è comportato da vero gentiluomo con te, e
per quanto riguarda l'invito alla sua festa penso dovresti accettare,
non esci mai tesoro e poi raccontano che i ricevimenti di Gonzaga
siano davvero speciali!” “Pensi che Ramon approverebbe?”
domandai. “Sono trascorsi due anni dalla sua morte, cara Maria,
credo che anche lui vorrebbe vederti di nuovo felice, devi tornare a
vivere! Sei tanto giovane, bambina mia, concediti qualche innocente
distrazione” sospirò Ines. Erano già passati due anni ma a me
sembrava ieri, il dolore era troppo vivo, ancora troppo forte. Mi
ritirai in camera, i miei bimbi dormivano tranquilli ed anch'io ero
davvero stanca. Passai una notte un po' agitata, la giornata
precedente, così inusuale per me e il pensiero della festa avevano
lasciato il segno. La mattina mi svegliai stanchissima al contrario
di Ramona ben riposata e pronta per bagnetto e colazione. Era sempre
la prima a svegliarsi seguita da Ricardo, mentre Carmen ed Enrique
erano i più dormiglioni. La domenica non si va a scuola quindi
potevano poltrire un po' di più a letto, ma per le dieci tutti
pronti per andare a messa. Mezza assonnata scesi coi piccoli in
cucina, Ines era già ai fornelli. Stavo imboccando Ramona quando
suonarono alla porta. Chi poteva essere così presto di
domenica?Consuelo corse da me avvisandomi che avevano consegnato un
grosso pacco per Maria Martinez. Un pacco per me e lo consegnano di
domenica? Lasciai Ramona ad Ines e andai curiosa in sala. Sul tavolo
una grossa scatola bianca chiusa da un nastro rosso. Lo spacchettai e
dentro trovai l'abito da sera provato il giorno prima, il bigliettino
che l'accompagnava era di poche parole – indossalo questa sera,
Armando – proprio non sopportava un no! Ines mi raggiunse coi bimbi
e nel vedere il vestito rimase a bocca aperta “E' bellissimo
Maria!” e dietro lei Carmen, Consuelo ed Antonio, accorsi
incuriositi dal pacco, facevano commenti davvero entusiasti..
“Immagino sia il vestito di cui mi hai parlato?” mi chiese Ines,
Feci cenno di si con la testa. “Maria, quell'uomo ti ha messo gli
occhi addosso...per rispetto vai al suo ricevimento, ma poi liberati
di lui, o prevedo guia...ricorda che quando vuole qualcosa la ottiene
sempre!” “Va bene andrò a questo benedetto compleanno e poi
chiuso!”. Erano quasi le venti, il vestito mi stava d'incanto, solo
i tacchi, a cui non ero abituata, mi davano un po' fastidio. Anche i
capelli col nuovo taglio erano perfetti. Mancava solo un gioiello,
optai per gli orecchini appena comprati. La macchina arrivò
puntualissima. Prima di uscire Ines ed Antonio mi fecero complimenti
e raccomandazioni, come due genitori. Solo i miei figli più grandi
mi tenevano il broncio, non gradivano che la loro mamma uscisse di
sera, mi volevano solo per loro. Promisi di tornare presto. Li
abbracciai e li affidai ad Ines “Vai tranquilla, ai bimbi pensiamo
noi!” . La tenuta di Armando Gonzaga era più vasta della mia ed
anche più ricca. L'autista fermò la macchina dopo circa mezz'ora
davanti ad una meravigliosa villa. Mi aspettavo di vedere tante
macchine, tanti invitati invece niente e nessuno, un gran silenzio.
Scesi dall'auto ed un elegantissimo Armando mi venne incontro.
“Benvenuta mia cara...sei davvero stupenda...sei..sei molto bella”
e baciandomi la mano mi portò nella sua casa. Tutta rossa per
l'imbarazzo dissi piano “Grazie per il vestito...non dovevi”. “E'
un capo unico e volevo vederlo indossato solo da te” sussurrò
sorridendo. “e gli altri ospiti?” domandai curiosa “Non ci sono
gli altri ospiti, questo compleanno voglio festeggiarlo solo con te!”
Ma cosa si era messo in testa! I timori di Ines erano fondati,
quell'uomo voleva me, poteva avere tutte le donne ai suoi piedi, ma
chissà per quale ragione voleva me. Forse per vendicarsi di Ramon
che lo evitava o perché voleva convincermi a vendergli la terra. Per
scoprirlo davvero dovevo stare al suo gioco, poi lo avrei liquidato
senza troppi complimenti. Ero stata l'unica persona capace di
tenergli testa e questo doveva averlo molto infastidito quindi voleva
conquistarmi per dimostrare che tutti cedono a lui, ma aveva fatto
male i suoi conti. “Vuoi festeggiare solo con me, perché?”
“Semplice, mi piaci, mi piace il tuo carattere, sei una donna in
gamba, sei forte...mandi avanti da sola famiglia e tenuta, eppure sei
così giovane...ti ammiro!” Sembrava sincero. Mi fece accomodare in
una stupenda sala da pranzo finemente arredata, con un tavolo
apparecchiato per due, accanto ad esso, immobili in attesa di ordini,
un maggiordomo ed una cameriera vestiti con la classica tenuta da
servizio. Armando lanciò uno sguardo all'uomo che scattò
spostandomi la sedia e lo stesso fece con lui. Pregiati candelabri
illuminavano la sala, già mi sentivo male all'idea di chissà quali
prelibatezze ci sarebbero state servite, io che amavo la cucina
semplice. Rimasi davvero stupita quando ci portarono pietanze
tipicamente italiane. “In tuo onore mia cara!” esclamò con un
sorriso Armando. Dovevo ammettere che una cena del genere era una
piacevolissima sorpresa. “Ma è la tua festa non la mia!” lo
rimproverai, “mi sembra che i regali li stia ricevendo io e non tu!
“ Il regalo, che sbadata! Lo avevo lasciato in macchina. Una
preziosa bottiglia di vino italiano che avevo fatto prendere dalla
fornitissima cantina di Ramon, che pur essendo astemio, amava
collezionarlo, la stessa passione di Armando. Mi resi conto
dell'ottima scelta dalla sua reazione. “E' un regalo grandioso,
grazie mia cara...Perdonami ma vado a riporlo io stesso nella mia
cantina, è troppo prezioso e ci vuole molto riguardo!” Si
allontanò visibilmente soddisfatto, tornò poco dopo con un bel
sorriso. Terminata la cena mi portò in un accogliente salotto con
divano e poltrone antiche, sontuose, alle pareti quadri d'autore e
mobili in stile. Gonzaga era senza ombra di dubbio molto ricco e
raffinato. Sul divano si accomodò accanto a me prendendomi la mano,
che imbarazzo! Così vicini! L'unico uomo della mia vita era stato
Ramon. Armando era affascinante, di un'eleganza unica, un vero
signore, peccato fosse così duro e senza scrupoli nei suoi affari. “
Mia cara”iniziò con voce delicata “mi piaci molto, lo avrai
capito” “ci siamo”pensai, è ora di tornare a casa ma la
curiosità era troppo forte. “Io...sono un uomo solo ed ormai di
un'età, ho avuto tante donne ma tutte interessate a ciò che
possiedo, non certo a me. Ramon è stato molto fortunato ad
incontrarti ed io l'ho invidiato per questo. Hai dei bei bambini,
tutti ti amano...anch'io vorrei essere amato ed avere un figlio a cui
lasciare tutto ciò che possiedo...ma non posso più
aspettare...ormai...vorrei che fossi tu a darmi un figlio e magari ad
amarmi..” Dire che rimasi senza parole è poco. “Capisco”continuò
“che la mia proposta ti avrà turbata, ma non dirmi di
no...pensaci! So di avere la fama di un uomo duro, privo di
sentimenti...ma un uomo può cambiare se accanto a lui c'è la donna
giusta...” Mi guardava negli occhi, non aveva più l'aspetto
arrogante dell'uomo che tutto ha e tutto può avere, sembrava
fragile. “ Sono lusingata delle tue attenzioni, Armando” dissi
“Ma ho già quattro figli e nel mio cuore c'è Ramon!”. “Lo so”
mi interruppe “non voglio prendere il suo posto, ti chiedo solo di
farmi entrare nella tua vita e di volermi un po' di bene...regalami
la gioia di un erede, sono vecchio e vorrei provare questa
emozione!”. Così dicendo si avvicinò ancora di più mi accarezzò
i capelli e mi baciò prima dolcemente poi con passione. Ma cosa
stavo facendo! Lo allontanai e mi alzai di scatto. “Si è fatto
tardi devo proprio andare!” detto ciò mi avviai con le guance
infuocate verso la porta. Lui si alzò in silenzio, si aggiustò con
la mano i capelli e mi seguì. “ Perché non rimani questa notte,
Maria?” lo disse con un fil di voce. “Non posso...i bambini..e
poi..non credo...non sono pronta per...” che situazione
imbarazzante. Lui capì e chiamò il suo autista per farmi
riaccompagnare. “Promettimi che tornerai da me e che mi
penserai...ti prego!” Mentre salivo in macchina lo guardai, non
aveva nulla dell'uomo prepotente che tutti conoscevano e temevano,
innanzi a me c'era un uomo solo, bisognoso di essere amato.
“Si...tornerò...” lo dissi sottovoce in preda a mille emozioni.
Chiuse la portiera e mi sorrise. Davvero affascinante, così alto e
prestante dimostrava molti anni di meno. Non dubitavo che molte donne
fossero cadute ai suoi piedi e..pensai..non solo per i suoi soldi.
Tornata a casa mi rifugiai subito in camera mia, mi sentivo molto
agitata ed anche emozionata per tutte quelle attenzioni. Ines aveva
portato il lettino di Ramona nella sua stanza, le fui grata per
questo, avevo proprio bisogno di rimanere da sola con i miei
pensieri. Presi sonno a notte fonda e la mattina mi svegliai più
tardi. Ines si era già occupata dei bambini lasciandomi riposare
ancora un po'. Scesi in cucina per colazione, consapevole della marea
di domande alla quale sarei stata sottoposta da Ines ed Antonio.
Quando raccontai della proposta di Armando Ines si lasciò cadere
sulla sedia e facendosi aria col tovagliolo borbottava “lo sapevo,
lo sapevo che ti aveva messo gli occhi addosso, ho fatto male a
consigliarti di andare alla sua festa, Madre de Dios, quello non ti
darà più pace!” Antonio ascoltava in silenzio, sorseggiando il
suo caffè, infine sbottò “Finiscila, Maria è giovane e carina, è
normale che prima o poi qualcuno si faccia avanti con lei...ed è
giusto, vuoi che rimanga sola per sempre? Armando Gonzaga è un
ottimo partito e a quanto pare è seriamente interessato a lei, si
può dire di tutto di quell'uomo ma non che manchi di rispetto a
qualcuno o ad una parola data. E poi Maria ha dei figli...il loro
futuro sarebbe ancora più roseo e sicuro!” Antonio riprese a bere
il suo caffè mentre Ines ed io lo fissavamo incredule. Lui non
sopportava Gonzaga ma mi amava come una figlia e desiderava il meglio
per me, ed “Armando Gonzaga” lo era in assoluto. Ines pensierosa
torturava il tovagliolo che teneva tra le mani. “Io amo Ramon”
dissi sottovoce. “Ramon non c'è più tesoro ed Antonio ha ragione,
con Gonzaga sarai in buone mani...pensi...anzi sono certa che il tuo
povero marito approverebbe...devi tornare a vivere anche come donna.”
Mi ritirai nella mia stanza, stavo bene con i miei figli, mi piaceva
la mia vita ma mi turbava il sapere Armando così solo. Decisi di
pensare ad altro, c'erano parecchie cose riguardanti la tenuta da
controllare e i piccoli mi reclamavano. I giorni trascorrevano tra
lavoro e famiglia, Armando mi mandava fiori e mi telefonava per un
appuntamento ma io prendevo tempo, non mi sentivo pronta per una
relazione. Ines ad ogni mazzo di fiori che arrivava scuoteva la tesat
ma non diceva una parola, lo stesso Antonio. Purtroppo, un tranquillo
pomeriggio d'estate accadde qualcosa di terribile. Stavo dando la
merenda ai bambini quando stravolto entrò in casa un nostro
lavorante. Urlava, parlava di corsa tutto agitato. Antonio cercava di
calmarlo per capire cosa era accaduto, mentre Ines gli dava da bere.
“Cosa succede?” domandai spaventata. “Il fuoco senora!...gli
alberi..tutto a fuoco...un incendio sta distruggendo tutto, è stato
Pedro si è ubriacato...poi fumava si è addormentato e tutto ha
preso fuoco. Ci sono tanti uomini che cercano di spegnerlo...anche el
signor Gonzaga coi suoi uomini!” “Madre de Dios!” esclamava
Ines mentre Antonio saltava sulla jeep e correva a vedere la
situazione. Uscimmo fuori in giardino, da lontano si vedeva alzarsi
del fumo. “Devo andare anch'io!” esclamai, ma Ines me lo impedì.
“Ci sono tanti uomini che sanno cosa fare, tu stai qui con i
bambini, saresti solo d'intralcio laggiù” Aveva ragione. Le ore
passavano, a “Casa Esmeralda” eravamo in trepida attesa di
notizie. Solo verso sera il fumo da lontano pareva diminuire. Ci
vollero ancora parecchie ore prima di vedere rientrare Antonio e non
da solo, Armando era con lui, sporchi e sfatti dalla stanchezza. Ines
portò subito qualcosa da bere mentre loro si accasciavano sulle
poltrone. Li guardavo in silenzio, non osavo chiedere nulla. “Un
disastro” annunciò Antonio “ quel pazzo di Pedro...lo dicevo che
bisognava cacciarlo, ha lasciato un mozzicone acceso ed è partito il
fuoco...tutto il raccolto di frutta è andato perduto, mi spiace
Maria, abbiamo fatto il possibile, grazie anche all'aiuto del signor
Gonzaga e dei suoi uomini lo abbiamo spento, ma il danno ormai era
fatto!” Antonio si prese la testa tra le mani. Mi lasciai cadere
sulla sedia, non sapevo cosa dire. Armando mi fissava in silenzio,
poi si alzò e avvicinandosi mi mise una mano sulla spalla. “Non
preoccuparti, sistemerò tutto io, ora ci vuole solo un bel bagno ed
un po' di riposo, domani mi occuperò di ogni cosa!” Gli sorrisi
riconoscente. “Vuoi fermarti qui? La camera degli ospiti è già
pronta e se avete fame possiamo prepararvi qualcosa!” “Grazie”
rispose “accetto volentieri, sono molto stanco, faccio solo una
telefonata per avvertire che resto fuori!” Ordinai a Carmen di
preparare un bagno caldo per l'ospite mentre Ines si occupava del
mangiare e del povero Antonio. Io andai in camera mia a prendere
qualcosa di pulito, era la prima volta dopo tanto tempo che aprivo
l'armadio di Ramon. Presi una camicia e dei pantaloni. Avevo lavato e
stirato tutta la roba di mio marito, riponendola con cura nel suo
armadio e spruzzandola col suo profumo. Avvicinai la camicia al mio
viso, che emozione risentirne ancora la fragranza. Scesi da Armando
che stava riattaccando il telefono. “Spero siano della tua misura!”
“Andranno benissimo” e mi seguì verso la sua stanza. Gli mostrai
il bagno voltandomi per andarmene ma lui mi afferrò il braccio
tirandomi a sé, mi baciò con impeto e stringendomi ripeteva “
sistemerò tutto io, piccola, non preoccuparti!” Lo ringraziai
riuscendo con delicatezza a divincolarmi da quella stretta. “Fai il
bagno e rilassati, domani penseremo al resto” e scappai in cucina
ad aiutare Ines. I bambini dormivano, per fortuna gli avvenimenti
della giornata non avevano tolto loro il sonno, come a noi grandi.
Ines non parlava ma si capiva che era molto preoccupata, come me del
resto “Se i frutteti sono andati distrutti Maria” sbottò d'un
tratto “sarai costretta a licenziare tante persone...povera
gente...hanno tutti famiglia...maledetto ubriacone, tu gli hai dato
un lavoro quando non lo voleva nessuno e lui guarda come ti ha
ripagato! Povera Maria, poveri ragazzi!” “Stai tranquilla, non
licenzierò nessuno, Gonzaga si è offerto di aiutarmi, domani
valuteremo i danni e poi deciderò cosa fare” risposi secca. “
Sai cosa significa questo Maria...?” mi fissava dritto negli occhi
aspettando la mia risposta.