lunedì 9 novembre 2015

E IL DESTINO DECISE PER ME (seconda parte)


Papà questa è Elisa” disse eccitata Consuelo. L'uomo stringendomi la mano si presentò: “Piacere, sono Fernando Cortes, ma prego si accomodi!” Io sempre più in imbarazzo sprofondai sul divano. “Mia figlia mi ha raccontato del vostro incontro” continuò “e della sua proposta,...io vorrei tenere Consuelo con me, figuriamoci, ma noi siamo soli ormai ed io lavoro tutto il giorno, dirigo la filiale italiana di una grande ditta spagnola, come posso lasciare la ragazza sola e, se non la mando in collegio, a chi potrei affidarla con tranquillità? E' da poco che abitiamo qua, non conosciamo nessuno e...” . “Ma adesso conosciamo Elisa” interruppe la ragazzina! Ora toccava a me parlare “Senti Consuelo, tu non mi conosci, tuo padre non mi conosce, io non vi conosco, ma ho capito il problema e forse possiamo aiutarci a vicenda. Dunque ...io sono una maestra elementare purtroppo disoccupata, ho fatto mille lavori, adoro i bambini, so cucinare, tenere pulita la casa, non ho il ragazzo e penso di essere affidabile, sarei disponibile ad occuparmi di sua figlia e se lei, dopo aver preso le dovute informazioni su di me, signor Cortes, mi ritenesse idonea per questo compito, sarei felice di mettermi a vostra disposizione, anche per un periodo di prova”. Il signor Cortes ascoltava con molta attenzione, erano imbarazzanti quegli occhi chiari puntati su di me, ma continuai “So che Consuelo ha perso da poco la sua mamma...non la privi anche del suo affetto mettendola in collegio e non privi se stesso della vicinanza di sua figlia, la solitudine distruggerebbe entrambi!”. Sentivo gli occhi umidi, quelle due persone così sole mi mettevano tanta tristezza, una sofferenza alla quale ero davvero partecipe. Fernando non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso. Dopo un breve silenzio parlò con voce emozionata “Lei è molto sensibile...Elisa...questa è una dote che ammiro. Ascolti...mia figlia riprenderà la scuola il ventidue settembre, quindi ci sono ancora parecchi giorni prima di decidere, nel frattempo le sarei grato se si occupasse di lei, dovrà però trasferirsi da noi perché a volte per lavoro resto fuori fino a tardi. Se la sente di provare?” Guardai Consuelo che aspettava ansiosa la mia risposta. Mi conosceva da un giorno e già si era affezionata, quanto doveva soffrire di solitudine quella bambina. “Certo che me la sento” risposi. La ragazzina felice mi saltò al collo e mi baciò lasciandomi senza parole. “Bene” esordì Fernando “se domani vuole venire le farò preparare la stanza degli ospiti, ora mi scusi ma ho portato del lavoro a casa e devo terminarlo” Mi strinse la mano e si congedò con uno splendido sorriso. Rimasi con Consuelo che mi mostrò tutta eccitata il resto dell'abitazione, soprattutto la sua cameretta. Era ormai sera quando la salutai. Sulla corriera iniziai a pensare a quello che avrei detto ai miei circa il nuovo lavoro ed il conseguente trasferimento. Non fu facile convincerli ma alla fine compresero che ero abbastanza grande e coscienziosa per prendere le giuste decisioni. Preparai le valigie e sinceramente quella notte non chiusi occhio, preoccupata sia per l'impiego preso, sia per il dover lasciare la mia adorata casa, anche se non andavo poi così lontano. La mattina mi presentai a casa Cortes dove trovai ad accogliermi un'euforica Consuelo ed un'anziana signora, la governante Angela. La mia stanza era spaziosa e ben arredata, ma fredda, senza colore, proprio come le altre stanze, solo la cameretta della ragazza, con qualche poster alle pareti, peluches qua e là ed un copriletto colorato appariva leggermente più calda, più viva. In quella casa mancava qualcosa, il dolore era ancora troppo palpabile, ma bisognava ritornare a vivere e credo che il mio arrivo contribuì a cambiare in positivo le cose. Iniziai ad occuparmi di Consuelo a tempo pieno che, con le mie attenzioni, sembrò rifiorire. Uscivamo a fare la spesa, aiutavamo Angela nelle pulizie, facevamo i compiti delle vacanze e trascorrevamo tanto tempo nel giardino a chiacchierare. Qualche volta ci raggiungeva anche suo padre e, sorseggiando una bibita fresca, parlavamo un po' di tutto. A guardarci sembravamo un'allegra famigliola. Spesso portavo Consuelo a casa dei miei genitori, ai quali si affezionò moltissimo e loro contraccambiavano il suo affetto considerandola un'altra nipotina. Raccontando le sue giornate al padre, la ragazzina era raggiante e, nel vederla così serena e felice, decise di assumermi fissa, accantonando definitivamente l'idea del collegio. La scuola era iniziata, così al mattino aiutavo l'anziana governante nei lavori domestici. Si può dire che ormai facevo quasi tutto io. La povera Angela ultimamente non era in gran forma ed un giorno comunicò al signor Fernando la sofferta decisione di lasciare il lavoro. A malincuore, dopo tanti anni di servizio, non si sentiva più in grado di svolgere un compito diventato per lei troppo gravoso ed aveva deciso di andare in pensione. Desiderava raggiungere la sorella in Piemonte per godersi insieme una tranquilla vecchiaia. Quello le sembrava il momento giusto per mollare perché c'ero io e quindi si sentiva sicura di lasciare padre e figlia in buone mani. La cosa non poteva che lusingarmi ma, al tempo stesso, mi preoccupava il peso delle future responsabilità, comunque non mi tirai indietro quando Fernando chiese se me la sentivo di accettare anche quel lavoro. Così, andata via Angela, diventai quasi la padrona di casa: lavavo, stiravo, pulivo, cucinavo, mi occupavo di Consuelo e di suo padre, del quale godevo piena fiducia. Quando a tavola mangiavamo tutti e tre insieme nell'aria si respirava una serena armonia familiare. Spesso incrociavo lo sguardo di lui e nei suoi occhi leggevo molta ammirazione. Un giorno mentre stiravo mi venne vicino e all'orecchio mi sussurrò: “ Sei una donna speciale” Se non fossi stata una ragazza con i piedi ben piantati a terra potevo pensare che mi stesse corteggiando, ma era impossibile! Come poteva un uomo così affascinante e sensuale interessarsi ad una donna insignificante come me! Pensai che la sua era in realtà profonda gratitudine per tutto quello che facevo ma...mi sbagliavo.

Nessun commento:

Posta un commento