“Papà
questa è Elisa” disse eccitata Consuelo. L'uomo stringendomi la
mano si presentò: “Piacere, sono Fernando Cortes, ma prego si
accomodi!” Io sempre più in imbarazzo sprofondai sul divano. “Mia
figlia mi ha raccontato del vostro incontro” continuò “e della
sua proposta,...io vorrei tenere Consuelo con me, figuriamoci, ma noi
siamo soli ormai ed io lavoro tutto il giorno, dirigo la filiale
italiana di una grande ditta spagnola, come posso lasciare la ragazza
sola e, se non la mando in collegio, a chi potrei affidarla con
tranquillità? E' da poco che abitiamo qua, non conosciamo nessuno
e...” . “Ma adesso conosciamo Elisa” interruppe la ragazzina!
Ora toccava a me parlare “Senti Consuelo, tu non mi conosci, tuo
padre non mi conosce, io non vi conosco, ma ho capito il problema e
forse possiamo aiutarci a vicenda. Dunque ...io sono una maestra
elementare purtroppo disoccupata, ho fatto mille lavori, adoro i
bambini, so cucinare, tenere pulita la casa, non ho il ragazzo e
penso di essere affidabile, sarei disponibile ad occuparmi di sua
figlia e se lei, dopo aver preso le dovute informazioni su di me,
signor Cortes, mi ritenesse idonea per questo compito, sarei felice
di mettermi a vostra disposizione, anche per un periodo di prova”.
Il signor Cortes ascoltava con molta attenzione, erano imbarazzanti
quegli occhi chiari puntati su di me, ma continuai “So che Consuelo
ha perso da poco la sua mamma...non la privi anche del suo affetto
mettendola in collegio e non privi se stesso della vicinanza di sua
figlia, la solitudine distruggerebbe entrambi!”. Sentivo gli occhi
umidi, quelle due persone così sole mi mettevano tanta tristezza,
una sofferenza alla quale ero davvero partecipe. Fernando non mi
aveva mai tolto gli occhi di dosso. Dopo un breve silenzio parlò con
voce emozionata “Lei è molto sensibile...Elisa...questa è una
dote che ammiro. Ascolti...mia figlia riprenderà la scuola il
ventidue settembre, quindi ci sono ancora parecchi giorni prima di
decidere, nel frattempo le sarei grato se si occupasse di lei, dovrà
però trasferirsi da noi perché a volte per lavoro resto fuori fino
a tardi. Se la sente di provare?” Guardai Consuelo che aspettava
ansiosa la mia risposta. Mi conosceva da un giorno e già si era
affezionata, quanto doveva soffrire di solitudine quella bambina.
“Certo che me la sento” risposi. La ragazzina felice mi saltò al
collo e mi baciò lasciandomi senza parole. “Bene” esordì
Fernando “se domani vuole venire le farò preparare la stanza degli
ospiti, ora mi scusi ma ho portato del lavoro a casa e devo
terminarlo” Mi strinse la mano e si congedò con uno splendido
sorriso. Rimasi con Consuelo che mi mostrò tutta eccitata il resto
dell'abitazione, soprattutto la sua cameretta. Era ormai sera quando
la salutai. Sulla corriera iniziai a pensare a quello che avrei detto
ai miei circa il nuovo lavoro ed il conseguente trasferimento. Non fu
facile convincerli ma alla fine compresero che ero abbastanza grande
e coscienziosa per prendere le giuste decisioni. Preparai le valigie
e sinceramente quella notte non chiusi occhio, preoccupata sia per
l'impiego preso, sia per il dover lasciare la mia adorata casa, anche
se non andavo poi così lontano. La mattina mi presentai a casa
Cortes dove trovai ad accogliermi un'euforica Consuelo ed un'anziana
signora, la governante Angela. La mia stanza era spaziosa e ben
arredata, ma fredda, senza colore, proprio come le altre stanze, solo
la cameretta della ragazza, con qualche poster alle pareti, peluches
qua e là ed un copriletto colorato appariva leggermente più calda,
più viva. In quella casa mancava qualcosa, il dolore era ancora
troppo palpabile, ma bisognava ritornare a vivere e credo che il mio
arrivo contribuì a cambiare in positivo le cose. Iniziai ad
occuparmi di Consuelo a tempo pieno che, con le mie attenzioni,
sembrò rifiorire. Uscivamo a fare la spesa, aiutavamo Angela nelle
pulizie, facevamo i compiti delle vacanze e trascorrevamo tanto tempo
nel giardino a chiacchierare. Qualche volta ci raggiungeva anche suo
padre e, sorseggiando una bibita fresca, parlavamo un po' di tutto. A
guardarci sembravamo un'allegra famigliola. Spesso portavo Consuelo a
casa dei miei genitori, ai quali si affezionò moltissimo e loro
contraccambiavano il suo affetto considerandola un'altra nipotina.
Raccontando le sue giornate al padre, la ragazzina era raggiante e,
nel vederla così serena e felice, decise di assumermi fissa,
accantonando definitivamente l'idea del collegio. La scuola era
iniziata, così al mattino aiutavo l'anziana governante nei lavori
domestici. Si può dire che ormai facevo quasi tutto io. La povera
Angela ultimamente non era in gran forma ed un giorno comunicò al
signor Fernando la sofferta decisione di lasciare il lavoro. A
malincuore, dopo tanti anni di servizio, non si sentiva più in grado
di svolgere un compito diventato per lei troppo gravoso ed aveva
deciso di andare in pensione. Desiderava raggiungere la sorella in
Piemonte per godersi insieme una tranquilla vecchiaia. Quello le
sembrava il momento giusto per mollare perché c'ero io e quindi si
sentiva sicura di lasciare padre e figlia in buone mani. La cosa non
poteva che lusingarmi ma, al tempo stesso, mi preoccupava il peso
delle future responsabilità, comunque non mi tirai indietro quando
Fernando chiese se me la sentivo di accettare anche quel lavoro.
Così, andata via Angela, diventai quasi la padrona di casa: lavavo,
stiravo, pulivo, cucinavo, mi occupavo di Consuelo e di suo padre,
del quale godevo piena fiducia. Quando a tavola mangiavamo tutti e
tre insieme nell'aria si respirava una serena armonia familiare.
Spesso incrociavo lo sguardo di lui e nei suoi occhi leggevo molta
ammirazione. Un giorno mentre stiravo mi venne vicino e all'orecchio
mi sussurrò: “ Sei una donna speciale” Se non fossi stata una
ragazza con i piedi ben piantati a terra potevo pensare che mi stesse
corteggiando, ma era impossibile! Come poteva un uomo così
affascinante e sensuale interessarsi ad una donna insignificante come
me! Pensai che la sua era in realtà profonda gratitudine per tutto
quello che facevo ma...mi sbagliavo.
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